GUIDONIA – “Frullatofegatoefiori”, all’Imperiale l’omaggio a Tiziana Cantone

Stasera al Teatro va in scena la compagnia “Le coste di sedano” con una commedia ispirata alla giovane vittima di revenge porn morta suicida

di Dajana Mrruku

Stasera, sabato 30 aprile, alle ore 21 al Teatro Imperiale di Guidonia la compagnia teatrale professionista “Le coste di sedano” di Roma porta in scena quella che apparentemente può sembrare una commedia, ma nasconde un messaggio ben preciso.

Lo spettacolo si intitola “Frullatofegatoefiori” ed è in corsa per il premio “Corvo d’Oro” nell’ambito del TeatroFestivalCittà organizzato dalla direttrice Anna Greggi.

Raffaella Mancini, regista e scrittrice della compagnia composta dalle attrici Angela Ieracitano e Carlotta Assisi, ha raccontato al quotidiano on line della Città del Nord-Est Tiburno i retroscena dello spettacolo “Frullatofegatoefiori” e la storia di Tiziana Cantone, la 33enne vittima di revenge porn morta suicida dopo la diffusione in rete di alcuni suoi video pornografici amatoriali.

Perché “Le coste di sedano”? Da dove nasce questo nome particolare?

Le fondatrici della compagnia siamo io e Angela Ieracitano. Una sera io e Angela eravamo a cena insieme e lei purtroppo è allergica a tutto, anche all’aria! Quindi mentre decidevamo cosa preparare, stanca che nulla le andasse bene, ho deciso che avremmo mangiato il sedano! (ride)

Inoltre, le coste di sedano sono molto friabili, facili da spezzare, come le costole del nostro costato. All’interno del costato c’è il cuore, che è l’anima di ciò che noi vogliamo fare: rompere la gabbia toracica per arrivare all’essenza.

Come è nata l’idea di fondare una compagnia teatrale tutta al femminile?

Sia io che Angela (Ieracitano) proveniamo dallo stesso percorso accademico, abbiamo frequentato entrambe l’accademia teatrale Sofia Amendolea. Siamo sia colleghe che grandi amiche. Terminato questo percorso, ci siamo rese effettivamente conto di quanto il teatro sia di nicchia, dove i giovani raramente vengono scelti da signorotti con i soldi.

Le agenzie sono fandonie e inutili. Io e la mia socia crediamo fermamente che in questo periodo ci sia la necessità di giovani che abbiano voglia di riportare altri giovani a teatro. Abbiamo il dovere di farci sentire, alzare la nostra voce perché abbiamo molte cose da dire. Bisogna svecchiare il teatro che sta morendo perché va di pari passo con l’età delle persone che lo dirigono.

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È la prima volta che partecipare ad un concorso con tale visibilità come il TeatroFestivalCittà di Guidonia?

Sì. Le attrici sono emozionatissime perché per la prima volta si trovano a recitare da sole, in due. Hanno sin da subito trovato la chimica e, grazie alla nostra impartizione accademica, l’alchimia e la complicità sono venute da sole. Andranno una bomba perché sono bravissime.

Io sono molto agitata perché è come mettermi a nudo al pubblico con uno spettacolo scritto interamente da me.

• Raffaella, ci spiega il titolo dello spettacolo? Perché “Frullatofegatoefiori”?

Prima vi diamo un po’ di fiori e poi c’è il fegato. Prende una formula tecnica ciclica e da qui deriva la figura del frullato con fegato e fiori. Si tratta di una cena tra amiche, ad una prima occhiata molto leggera e divertente, ma dietro c’è un messaggio chiaro.

La storia è ispirata a Tiziana Cantone, una delle, purtroppo, tante vittime di revenge porn in Italia. Nonostante sia scappata dalla città in cui abitava, avesse cambiato nome e cognome, non è riuscita a scappare dalla nomina di “poco di buono” a seguito di video privati che giravano nel web. Ha deciso di porre fine alla sua vita.

Questo spettacolo parla di una storia che deve essere ascoltata e raccontata. I bambini devono sapere che non esiste solo la fiaba di Cenerentola, ma anche di come la società di oggi sia sotto il patriarcato.

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Quale è il vostro messaggio?

Purtroppo, il web è un posto accessibile a tutti e prima o poi anche i bambini verranno a conoscenza di storie come quella di Tiziana. Questa non è merda che noi ci buttiamo dietro. È una storia che rimane.

Ogni donna che viene uccisa da un ebete è un trauma che permane nel tempo e ce lo portiamo sulle spalle. Una donna non muore, ma continua a camminare con noi e torna a ricordarci di quanto, ancora oggi la società sia dominata dal patriarcato.

Cosa ha provato davanti al caso di Tiziana Cantone?

Sono rimasta molto toccata dalla sua storia. Ho sofferto con lei vedendo i video in cui piangeva e chiedeva di non ricondividere il materiale. Sono rimasta allibita di fronte ad una società totalmente indifferente al dolore di chi non ce l’ha fatta e si è fatta divorare dal suo trauma.

La sua storia non deve morire, ma deve vivere. Voglio dedicare lo spettacolo a lei. Purtroppo, chiunque di noi conosce almeno una persona che ha subito una violenza.

Pensa che si parli abbastanza di violenza di genere?

Penso che si parli molto di violenza di genere, ma il bisogno primario sia quello di prendersi cura vittime che rimangono annichilite da queste violenze, che siano centri o strutture.

Cosa significa tornare in scena dopo due anni di stop a causa del Covid?

Il teatro è stato a dieta per due anni, a noi tocca rimboccarci le maniche, andare in cucina e preparare ancora più cibo.

C’è un premio, tra quelli del Festival, a cui ambite particolarmente?

Noi meritiamo di essere viste.

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