Si intitola “Esiste la luce nel buio”, è il libro in cui Paola Aceti, 53enne di origini ciociare, ripercorre le tappe più buie della sua vita. Una vita prigioniera dell’alcool prima e della droga poi, otto anni di sofferenza tra comunità e carcere.
Nel suo libro Paola racconta che in carcere è iniziato il suo recupero, un percorso lungo e tortuoso attraverso il quale si è liberata ed oggi lavora come chef.
“Sono una ex tossicodipendente, sono stata anche in carcere e in diverse comunità di recupero – scrive di sé Paola – Vi racconto la mia storia per dare speranza, forza e coraggio a chi oggi ne ha più bisogno, come me all’epoca della dipendenza”.
Obiettivo di “Esiste la luce nel buio” è cercare di aiutare altri a uscire dal tunnel perché “La droga non è invincibile!”, sottolinea Paola che nel libro racconta l’adolescenza in una famiglia severa, gli amori sbagliati, un matrimonio fallito, la depressione e poi la droga.
Un viaggio a ritroso dentro di sé iniziato durante la pandemia, quando Paola Aceti si è ritrovata a rivivere sensazioni ed emozioni che credeva sepolte.
“Stare rinchiusa in casa per oltre due mesi – scrive nella prefazione del libro – mi ha fatto ripensare a tanti momenti della mia esistenza. ripercorrere mentalmente ogni singolo istante della mia vita mi ha così aiutato a mettere un po’ di ordine all’interno della mente, rileggendo con una prospettiva diversa tutto ciò che ho vissuto”.
“La mia vita è stata caratterizzata da periodi di estrema sofferenza e dolore. Per molti anni tutto è ruotato attorno alla droga e se ripenso agli istanti di allora, un brivido mi corre tuttora lungo l a schiena. Perché guardare la Paola che sono stata e confrontarla con quella che invece sono adesso, mi fa rendere conto di quanto io sia cambiata”.
Nel libro Paola racconta di aver iniziato prima a fare uso di alcol in un momento difficile, cioè con la separazione dal marito, quando si è ritrovata sola e depressa, senza un supporto familiare idoneo.
“La mia fragilità – rivela – mi ha portata a frequentare persone con problemi psicologici simili ai miei: dopo 3 anni di alcolismo, ho iniziato un percorso comunitario di due anni, ma fu un fallimento”.
“Il tossicodipendente – di qualsiasi sostanza abusi – deve riuscire a capire dentro di sé la motivazione che lo ha portato al disagio e alla paura – sottolinea Paola Aceti – deve essere innanzitutto chiaro e onesto con sé stesso, cosa difficilissima, e poi deve individuare insieme ai familiari il tipo di programma di riabilitazione più adatto a lui.
La mia prima comunità, in tal senso, non era adatta, per questo ricascai nelle droghe pesanti, come cocaina ed eroina.
Pian piano la droga mi distrusse: all’inizio sembrava alleviarmi tutto quel dolore psicologico, ma era solo una illusione”.
“L’eroina è una droga maledetta – puntualizza Paola – si impadronisce di te, rubandoti tutto ciò che ti appartiene: amore, famiglia, denaro, fino a prendere tutta te stessa.
Per fortuna, esiste una strada per uscire dalla dipendenza; io l’ho percorsa, tutti possono farcela: bisogna avere la forza di guardare dentro di sé e amarsi per vedere la luce in fondo al tunnel e raggiungerla.
A me la droga ha fatto soffrire tantissimo.
Volevo persino morire: la droga mi ha portata a fare azioni sbagliate, fino ad arrivare in carcere, ed è proprio dietro le sbarre di Rebibbia, toccando il fondo, il buio, che ho deciso di vivere, che ho iniziato con coraggio ad affrontare difficoltà e ostacoli.
Per rinascere è necessario tirare fuori tutta la propria forza interiore: le paure passano solo affrontandole.
Perciò mi sento di dire a chi è in difficoltà: non arrenderti, lo so che non è facile, ma se ci sono riuscita io, anche tu ci riuscirai”.