A dare l’allarme era stato l’ex compagno.
E sempre lui aveva raccontato di aver ritrovato la donna priva di coscienza e denudata sul letto, mentre l’anziano padrone di casa si masturbava davanti a un film porno e la toccava nelle parti intime.
E’ una storia di degrado sociale quella trattata oggi, lunedì 13 marzo, davanti al Tribunale Penale di Tivoli.
Il Collegio presieduto da Nicola Di Grazia – a latere i giudici Giovanni Petroni e Camilla Amedoro – ha condannato Pierino P., un ex carpentiere 85enne di Guidonia, a tre anni e 4 mesi di reclusione per violenza sessuale ai danni di una 49enne di Villanova, già in cura al Serd e al Centro d’Igiene Mentale.
I giudici hanno inoltre condannato l’anziano, invalido al 100 per 100, al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 5 mila euro a favore della donna costituitasi parte civile attraverso l’avvocato Vittorio Messa di Guidonia.
La vicenda fu scoperta dalla Polizia di Tivoli all’alba di giovedì 5 ottobre 2017 nelle campagne tra La Botte e Colle Nocello grazie all’intervento dell’ex compagno della vittima, un italiano di Villalba con piccoli e datati guai giudiziari all’epoca 54enne.
L’uomo raccontò agli agenti che, preoccupato per le sorti dell’ex, verso le 4 di mattina, si presentò a Colle Nocello, nel terreno di Pierino P., un posto che il 54enne conosceva bene avendolo frequentato in passato proprio insieme alla donna. Giunto alla porta di casa, l’uomo sorprese l’anziano in atteggiamenti intimi con la sua amata e a quel punto filmò la scena col cellulare.
L’85enne pensionato affetto dal morbo di Parkinson fu sorpreso con la sola camicia indosso masturbarsi accanto alla sua donna, apparentemente priva di coscienza e ferita.
Per questo il 54enne allertò il 118 e accompagnò la donna in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni Evangelista”, dove le furono diagnosticati un trauma cranico, una lesione alle ossa nasali, escoriazioni allo zigomo e al labbro inferiore, ecchimosi al volto, al braccio sinistro e alla coscia, giudicati guaribili in trenta giorni.
I sanitari riscontrarono inoltre uno stato di ebbrezza alcolica ed effettuarono i tamponi previsti dal Codice Rosa, la procedura attuata in caso di abusi sessuali sulle donne. Per ricostruire la vicenda gli investigatori sequestrarono anche lenzuola e federe del letto dell’anziano e ascoltarono per ore sia il pensionato che l’ex compagno della vittima.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nel pomeriggio di mercoledì 4 ottobre 2017 la donna si era presentata insieme a due uomini nel casolare di campagna dove Pierino P. abita da solo in un terreno coltivato a vite e uliveto allevando polli e galline, in compagnia di quattro cani.
Il primo uomo era il nuovo compagno della presunta vittima, un cinquantenne di Marcellina, mentre il secondo era un 42enne de La Botte, già noto agli archivi di polizia giudiziaria.
I tre erano stati invitati dall’anziano per una cena a base di bistecche e vino, come era già capitato altre volte, l’ultima delle quali il 15 settembre 2017 quando la 43enne e l’ex carpentiere finirono al pronto soccorso per le botte inferte sempre dal 54enne di Villalba piombato in campagna a “guastare” la festa alla quale partecipava anche un 82enne de La Botte.
Anche quella notte tra il 4 e il 5 ottobre era andata allo stesso modo.
Finita la cena, infatti, il 42enne de La Botte si era congedato lasciando in casa di Pierino P. i due fidanzati, ma pare che nel cuore della notte il nuovo compagno della donna se ne sarebbe andato arrabbiato perché lei aveva alzato di nuovo il gomito a tal punto da addormentarsi in coma etilico.
I racconti forniti dalla vittima e dal testimone sono stati considerati sufficientemente attendibili da parte della Procura di Tivoli che oggi ha richiesto una condanna a 8 anni per l’imputato.
Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 90 giorni.
“Il mio assistito è innocente – commenta l’avvocato Mario Giacomo Proietti Martini, legale di Pierino P. – Stiamo parlando di un anziano che all’epoca dei fatti era affetto dal Morbo di Parkinson da 7 anni.
Non c’è alcuna prova oggettiva della presunta violenza e dal filmato stesso non emerge alcun elemento che possa far ricondurre al reato contestato.
L’accusa era fondata sulle dichiarazioni dell’ex e questo la dice lunga. Sicuramente si tratta di una situazione equivoca che potrebbe rappresentare un indizio, ma che non è una prova”.