Quando i carabinieri lo ammanettarono, neppure il giudice sembrò credere fino in fondo al racconto della presunta vittima.
Tuttavia per lui scattarono l’obbligo di dimora e il divieto di avvicinamento e ora – dopo quasi due anni di processo – è emersa la verità: la sua accusatrice si era inventata tutto.
Così lunedì 22 maggio il Tribunale di Tivoli ha assolto perché il fatto non sussiste Simone P., un 40enne italiano accusato dall’ex di violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni personali.
Il Collegio presieduto da Nicola Di Grazia – a latere i giudici Camilla Amedoro e Giovanni Petroni – ha respinto la ricostruzione del pubblico ministero Antonio Altobelli che aveva proposto una condanna a sei anni e 4 mesi di reclusione.
D’altronde i reati erano gravissimi, almeno per come li aveva raccontati una trentenne italiana residente a San Cesareo che il 16 agosto 2020 denunciò per stupro Simone P. e lo fece arrestare.
Ingiurie, minacce, botte e in più occasioni rapporti sessuali contro la volontà della donna, tra l’altro in stato di gravidanza.
Tutte parole, l’unico riscontro era il referto medico del pronto soccorso dell’ospedale di Palestrina dove alla 30enne era stata riscontrata soltanto una contusione per uno schiaffo giudicata guaribile in tre giorni.
Fatto sta che all’indomani del Ferragosto di tre anni fa i carabinieri intervenuti sul posto arrestarono Simone P., ma il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Tivoli non convalidò l’arresto.
Eppure l’uomo fu prima rinviato a giudizio e quindi processato.
Durante il dibattimento l’avvocata Manila Salvatori, difensore del 40enne assolto con formula piena, ha dimostrato al Tribunale che i due si erano conosciuti su Facebook durante il Lockdown, che a giugno 2020 lui si era trasferito a San Cesareo e avevano iniziato una convivenza litigiosa.
E l’ennesimo litigio avrebbe alimentato la rabbia nella ragazza a tal punto da inventare accuse tremende.
“Le dichiarazioni rese dalla presunta parte offesa in sede di incidente probatorio non erano state lineari tantomeno attendibili – spiega l’avvocata Manila Salvatori – Ma soprattutto la visita ginecologica approfondita eseguita presso l’ospedale di Palestrina la stessa sera del 16 agosto 2020 aveva categoricamente escluso qualsiasi traccia di abuso sessuale, come denunciato.
Quel giorno la coppia aveva litigato per l’ennesima volta, il mio assistito si era allontanato da casa in auto e nel frattempo è stato proprio lui a chiamare i carabinieri che lo hanno arrestato.
Ero convinta fin dall’inizio che dall’istruttoria dibattimentale non sarebbero emersi elementi per affermare la penale responsabilità del mio assistito”.
Lunedì il Tribunale ha disposto la revoca per Simone P. dell’obbligo di dimora e del divieto di avvicinamento.
Le motivazioni della sentenza di assoluzione saranno depositate tra 60 giorni.