La scrittura musicale come modalità d’autoespressione è una pratica ormai diffusissima. Se da una parte è indice di un notevole fermento creativo, dall’altra rischia però di far scivolare l’atto della creazione artistica nel seducente ma effimero alveo della moda. Tuttavia Gabriele, 18 anni e residente a Castelchiodato, si aggira magistralmente in questa terra di mezzo nella quale lo spirito del suo tempo l’ha catapultato e porta con sé la convinta e genuina consapevolezza di aver trovato nell’arte il megafono con cui proporsi al mondo. Come molti dei suoi coetanei, si relaziona con la sicurezza del veterano a quell’orizzonte musicale dove rap e trap si toccano e si compenetrano. Scrive, registra e pubblica brani sfruttando al massimo le possibilità che il grande mare di internet mette oggi a disposizione di chi vuole affermarsi.
Cosa puoi raccontarci di te, Gabriele?
“Sono un ragazzo a cui piace scrivere canzoni. La passione per la musica viene da lontano, dai miei primi anni vita, quando ancora vivevo a Guidonia. In quegli anni non mi divertivo a trovare le parole da affiancarle, ma la ballavo”.
Quando hai capito che far incontrare musica e parole era la tua vocazione?
“Credo che tutto possa essere ricondotto all’annata della terza media. Sebbene i ricordi siano molto sfumati, in quel periodo mi dedicavo al freestyle in compagnia di due amici traendo ispirazione da Shade, Emis Killa, Ensi, Fred De Palma e altri. Al termine delle scuole medie (quando Gabriele iniziò a frequentare l’ITIS Cardano di Monterotondo, che tuttora frequenta, ndr) decisi di iniziare a scrivere seriamente e di tentare la pubblicazione. In effetti ci riuscii, ma attirai reazioni di derisione e scherno che mi portarono a limitare fortemente la pubblicità dei miei pezzi”.
Quali sono i generi musicali che più apprezzi?
“Ovviamente sono molto legato al rap e alla trap, che pratico personalmente. Grazie a mio fratello e a mia sorella posso però vantare una cultura musicale variegata, che va dai Club Dogo, Fabri Fibra, Clementino, Marracash al reggae, al reggaeton e alla musica techno”.
Qual è stato il momento di svolta?
“Durante la quarantena iniziai a postare su Instagram i miei freestyle. Rimaneva ancora qualcuno a deridermi, ma da quel momento in poi ho tirato dritto per la mia strada senza curarmene. L’anno successivo fondamentale è stata la mia prima relazione sentimentale, che mi ha fatto aprire gli occhi sulla vita tramite un percorso di maturazione”.
La realtà di Castelchiodato ti soddisfa?
“No, in realtà mi sta stretta. Sono cresciuto qui, ma non mi sento del posto. Forse perché tendo a distinguermi…”.
Le persone a te più vicine sono motivo d’ispirazione o ti dimostrano indifferenza?
“Ho conosciuto persone a cui la vita sembrava un gioco, che immaginavano un futuro con i fiori e tempo stupendo. Ma più vado avanti e più mi rendo conto che non è così. Ho conosciuto delle
persone a cui voglio un bene dell’anima e che mi hanno fatto credere veramente in ciò che facevo. È grazie a loro che a gennaio 2022 ho pubblicato il mio primo EP, composto da 5 singoli”.
Se dovessi delineare una gerarchia dei temi che affronti nella tua produzione, quali argomenti vi inseriresti?
“Non ho dei temi principali. Io mi immedesimo il più possibile nel beat. Ma se andiamo a guardare tutte le mie canzoni, per la maggior parte parlano di amori adolescenziali. Sono dunque canzoni sentimentali”.
Hai dei nuovi progetti in cantiere?
“Sì, sto facendo uscire delle canzoni in cui per la prima volta parlo di altro, del mio legame con i miei Brothers. Si chiamerà ‘No Hook-Free Bars”.