TIVOLI – Massacrato a calci in faccia, soltanto il bar chiude in segno di lutto

Nessun messaggio pubblico per Alessandro Castellaccio da parte di Comune e Diocesi

Morire senza un perché.

Morire massacrato a calci in faccia in pieno giorno in una strada del Centro storico di Tivoli.

La fine di Alessandro Castellaccio ha choccato un’intera comunità per la ferocia con la quale un gruppo di cittadini romeni si è accanito sul 40enne di Tivoli fino a provocarne il decesso (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

Migliaia i commenti di rabbia sui Social per un fatto di una gravità inaudita che i carabinieri della Compagnia di Tivoli stanno ricostruendo con un’indagine top secret.

In segno di lutto è chiuso il bar vicino casa, che Alessandro frequentava abitualmente e davanti al quale si è consumato il pestaggio mortale.

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Lutto cittadino che, al contrario, non è stato ancora dichiarato dall’amministrazione comunale di Tivoli guidata dal sindaco Giuseppe Proietti, almeno fino a oggi – lunedì 26 giugno – a 48 ore dalla morte di Alessandro Castellaccio.

Neppure dalla Diocesi di Tivoli, guidata dal Vescovo Mauro Parmeggiani, è pervenuto alcun messaggio in segno di lutto, cordoglio, ricordo di quel ragazzo nato, cresciuto e vissuto a Tivoli, che gli amici avevano soprannominato “Sceriffo”.

Nulla.

La comunità tiburtina si interroga sul motivo: perché tanto silenzio da parte di Comune e Diocesi?

I punti interrogativi più sentiti riguardano tuttavia il decesso di Alessandro Castellaccio e gli eventuali provvedimenti emessi dalla Procura di Tivoli nei confronti del gruppo di romeni.

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Quando verranno identificati gli autori del massacro?

Se la caveranno con una denuncia a piede libero?

Oppure verranno spiccati i mandati di cattura e rinchiusi in carcere?

Mentre la Procura indaga, tra i vicoli del Centro qualcuno mormora: i responsabili sono già fuggiti.

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