Intimidazioni, ricatti e tentativi di estorsione: così si tentava di danneggiare il Gruppo INI

E’ questo lo scenario che emerge dalle motivazioni della sentenza, recentemente rese note dal Tribunale di Roma, nei confronti del Maresciallo dei Carabinieri Giuseppe Costantino e Andrea Paliani, ex sindacalista del Sicel, condannati rispettivamente a 6 e 5 anni per “tentata induzione a dare o promettere utilità e corruzione”. I 2 avevano ordito un tentativo di ricatto nei confronti del Gruppo INI facendo leva sulla possibilità di pilotare in modo favorevole un’indagine nei confronti del Gruppo INI in cambio di un incarico di consulenza da 250 mila euro per un terzo soggetto, Alessandro Tricarico (pena patteggiata).

La vicenda inizia nel 2017, quando al Gruppo INI viene contestato di aver “costruito” ad arte una crisi aziendale per percepire i contributi di solidarietà destinati ad aziende e lavoratori. In questo contesto si inseriscono le pressioni di Costantino, ex Marasciallo dei Carabinieri che indagava, e Paliani, sindacalista SICEL con relazioni nel mondo politico, che cercano di ricattare Cristopher Faroni, Direttore Generale INI, millantando un “aggiustamento” favorevole delle indagini in cambio della consulenza a Tricarico. Faroni denuncia tutto alla Magistratura, e si apre l’inchiesta a carico dei 2, condannati ad aprile.

IL FILONE DI VELLETRI

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Ma questa vicenda, come emerge dalle carte, è direttamente intrecciata con un’altra inchiesta di cui è oggeto il gruppo INI. Dalle motivazioni della sentenza di condanna nei confronti di Paliani e Costantini emergono degli elementi di collegamento col secondo filone di inchiesta aperto dalla Procura di Velletri, avviato proprio nello stesso periodo, nel 2018, e che ha portato al sequestro per la verifica di alcune cartelle cliniche di pazienti urologici e oncologici: una condotta criminosa, si legge, “realizzata dal Costantino nell’ambito di una più generale azione corruttiva posta in essere in cambio di denaro”. Dalle carte e dalle intercettazioni condotte dagli organi inquirenti emerge come Paliani e Costantini, non solo fossero a conoscenza di informazioni coperte da segreto istruttorie e della prossima ispezione nella sede di Grottaferrata ma di averle artatamente diffuse con l’obiettivo di mettere in cattiva luce e in difficoltà economica in gruppo dei Faroni. “Appare emergere – si legge nella condanna – una conoscenza tra quest’ultimo (Paliani, ndr) e un non meglio identificato personaggio dell’Ufficio Accreditamento della Regione che si sarebbe offerto di chiedere la sospensione dei pagamenti effettuati all’INI dalla Regione Lazio”. A completare un quadro complesso e con alcuni aspetti ancora da chiarire, il ruolo di un NAS che, mentre è direttamente coinvolto nelle indagini che interessano il Gruppo INI, dissuade Jessica Faroni che aveva manifestato l’intenzione di recarsi in Procura per palesare i suoi dubbi sull’inchiesta.

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Questo filone d’inchiesta, aperto nel 2018, ha portato a dicembre 2022 al sequestro preventivo di circa 10 milioni di euro, con conseguenti ripercussioni sulla stabilità aziendale del gruppo.

“Abbiamo avuto coraggio e fiducia nella non piegandoci al ricatto, giustizia – spiega Cristopher Faroni, Direttore Generale del Gruppo INI –  nonostante questo ci abbia procurato danni a livello aziendale e anni di fango gratuito. E’ difficilissimo lavorare con le banche che ti chiudono i conti e le persone che ti vedono come un delinquente. Ma abbiamo sempre anteposto a tutto i nostri pazienti e i nostri dipendenti. Tutto questo lo dovevo a mio padre. Speriamo che questi 2 procedimenti, creati a tavolino, presto diventino solo un brutto ricordo perché crediamo nella giustizia e nelle istituzioni dello stato e non perderemo fiducia per colpa di qualche mela marcia

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