Da Vincenzo Ficcadenti ed Emanuela Volpi, genitori di un ragazzo disabile residenti nel complesso Ater di Villa Adriana, riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta sul problema dell’abbattimento delle barriere architettoniche:
“La nostra è la storia di una mamma e un papà che lottano da 24 anni contro la burocrazia e i muri di gomma delle istituzioni le quali, invece di aiutare la famiglia con un figlio disabile gravissimo, la isolano, la illudono, la stressano e la emarginano.
Abitiamo dal lontano 1998 al Rione Adrianella, a Villa Adriana, il famoso “Triangolo”, case popolari gestite da Ater Provincia di Roma.
Nel 1999, il 10 novembre 1999, la nascita del nostro primogenito, Daniele, è coincisa con l’inizio della conoscenza della disabilità. E’ stato un colpo durissimo anche perché eravamo due giovani sposi, immaturi nell’affrontare la grave disabilità di nostro figlio.
Dopo i primi anni abbiamo fatto i conti con l’accettare che Daniele non avrebbe avuto una vita “normale”, ci siamo rimboccati le maniche, con alti e bassi.
Questa consapevolezza e accettazione della situazione ben presto si è scontrata con l’immane burocrazia dell’Ente Ater, del Comune di Tivoli, della Asl e di tutte quelle figure istituzionali che dovrebbero supportare le famiglie con ragazzi speciali come Daniele.
Da più di vent’anni abitando al primo piano, dove io e mia moglie dovevamo trasportare di peso Daniele per le scale, Ater ha installato un montascale.
Anche se è stata un’odissea risolta dopo anni di mail, di rifiuti, di colloqui con gli assistenti sociali, sindaco e dirigenti Asl, siamo riusciti nel far installare il montascale grazie anche, come nella solita italica maniera, “approfittando” di una conoscenza politica in tempo di elezioni.
Adesso Daniele fortunatamente può salire le scale col montacarichi, ma una volta dentro casa non può espletare i suoi bisogni di igiene personale.
Abbiamo due bagni, uno mai utilizzato, l’altro con perdite e con barriere architettoniche che impediscono al ragazzo di fare la doccia e minano la sua salute e la nostra.
Non più di un mese fa Daniele, trasportato dalla mamma a braccia dalla camera al bagno, è scivolato dentro la vasca (altra barriera architettonica).
C’è stata molta paura anche perché poteva andare molto peggio visto che sotto la vasca c’è il bidet e solo grazie alla fortuna e allo sforzo della mamma non è successo un dramma.
Con questa lettera il papà e la mamma di Daniele vogliono portare alla luce alcune cose.
1) Daniele per noi non è un problema e lotteremo sempre e comunque per far sì che quello che è un suo diritto sia sempre puntualizzato e ottenuto.
2) Il problema maggiore in tutta questa storia non è la disabilità di Daniele, ma l’indifferenza di tutti gli organi competenti: Ater, Comune di Tivoli, sindaco, assessore al Welfare, assistenti sociali, Asl, polizia, carabinieri, vigili urbani.
Detto questo, ribadiamo che la mamma e il papà di Daniele non vogliono né la compassione né la pena di nessuno, ma soltanto che chiunque ha un ruolo istituzionale faccia la sua parte e non continui a girarsi dall’altra parte come ha sempre fatto”.