Nel cuore della notte si sono presentati con una pala meccanica per rimuovere i massi posti all’ingresso e crearsi un varco d’accesso. Ma l’arrivo di un passante li avrebbe costretti ad abbandonare l’impresa.
I massi rimossi all’ingresso dell’ex cava del Comune di Marcellina sequestrata a maggio 2023
Ha i contorni del giallo il blitz notturno nell’ex cava di Marcellina, sequestrata a maggio 2023 dalla Procura di Tivoli dopo la scoperta di svariati metri cubi di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi interrati all’interno del sito in località Cesalunga, di proprietà del Comune di Marcellina (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
L’ispezione all’interno dell’ex cava “Cim” che ha portato al sequestro del sito estrattivo
Secondo le prime informazioni raccolte dal quotidiano on line della Città del Nordest Tiburno.Tv, il fatto è accaduto all’alba di sabato 10 febbraio.
Nelle ore successive sono stati gli agenti della Polizia Locale di Marcellina a notare la rimozione dei due grossi massi di pietra collocati nove mesi fa dai Carabinieri Forestali della stazione di Guidonia Montecelio: in quell’occasione, su ordine della Procura di Tivoli, i militari apposero i sigilli all’area di 14 ettari dell’ex cava per 40 anni gestita in affitto dalla “Cim- Calci Idrate Marcellina Srl”, la società fallita e un tempo autorizzata all’estrazione di calcare e alla produzione di intonaci, collanti, vernici e calce idrata.
Stando sempre alle prime informazioni raccolte, un passante alle 3 di mattina di sabato scorso avrebbe notato almeno tre uomini incappucciati davanti all’ingresso e un quarto uomo alla guida di una pala meccanica con la quale sono stati rimossi i massi.
Probabilmente l’arrivo del passante deve aver disturbato il commando costringendolo ad abbandonare l’impresa.
Resta aperto un quesito.
Per quale motivo il gruppo ha violato i sigilli?
A quale scopo, se non ne vale veramente la pena, muoversi nella notte con un cingolato per rimuovere i massi?
Sul caso i Carabinieri Forestali mantengono il più rigoroso riserbo.
D’altronde, le indagini sono in corso.
Nessuna comunicazione ufficiale da parte dell’amministrazione comunale di Marcellina guidata dal sindaco Alessandro Lundini, nominato custode della ex cava in località Cesalunga.
L’escavatore in azione a maggio 2023 per verificare le dichiarazioni dell’operaio “pentito”
Vale la pena ricordare che a far scoprire il “cimitero” di rifiuti e sostanze tossiche all’interno dell’ex cava era stato un pentito, un dipendente della società delegata dal curatore fallimentare incaricato dal Tribunale di Tivoli alla dismissione dei beni della “Cim”, dalla breccia ai macchinari, fino ai 16 silos già venduti e prossimi allo smantellamento.
Una parte dei rifiuti scoperti durante l’ispezione
Le rivelazioni dell’operaio avevano indotto la Procura di Tivoli a disporre una perquisizione e una ispezione del sottosuolo all’interno del sito che a dicembre 2022 è tornato in possesso del Comune di Marcellina.
Così i Carabinieri Forestali setacciarono palmo a palmo i 14 ettari di cava con gli escavatori scandagliando i tre livelli del sito di calcare.
Altri rifiuti emersi nell’ex cava durante gli scavi eseguiti a maggio del 2023
Al primo livello, sul terreno circostante lo stabilimento abbandonato, furono rinvenuti barattoli di vernici, pneumatici, amianto, guaina catramata, scarti di materiale edile e rifiuti urbani.
Al secondo livello, all’interno del sito estrattivo, vennero rinvenuti sparsi sul terreno cumuli di breccia misti a rifiuti, resti di guaina catramata, ferro, tubazioni e sacchetti della “Cim”.
Scavando a un metro sotto terra, riemersero anche sacchi contenenti malta e calce esausta dell’azienda fallita.
Infine al terzo livello della cava, sul terreno vennero trovati cumuli di terra e breccia misti a rifiuti, amianto e guaina catramata.
Durante i sondaggi in sette punti diversi da sotto terra spuntarono rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, tra amianto, pneumatici e Raee, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, oltre a tre barili vuoti di olii esausti a circa un metro e mezzo dal suolo.
Una volta messi i sigilli, i Carabinieri Forestali denunciarono per discarica abusiva l’amministratore della società incaricata della vendita all’asta dei beni.
Ora i sigilli sono stati violati.