Il valore venale delle aree a cava sarà di 35 euro al metro quadrato.
Lo ha stabilito oggi, lunedì 29 aprile, il Consiglio comunale di Guidonia Montecelio che, dopo 16 anni, ha rideterminato i valori Imu-Ici delle zone classificate a destinazione estrattiva o produttiva e/o agricola, ma sempre con utilizzazione estrattiva, delle aree in zona D del Piano Regolatore Generale sottozona D3.
Il valore è stato determinato dalla Società “Creta Srl – Centro di Ricerche per l’Economia, il Territorio e l’Ambiente” di Bologna alla quale il 21 marzo 2023 l’amministrazione comunale aveva affidato uno Studio tecnico e peritale afferente a valutazioni estimative per un importo di 37.820 euro.
Lo stesso servizio professionale di natura intellettuale era già stato fornito dall’architetto di Santa Marinella Roberto Marongiu, il tecnico al quale il 17 dicembre 2020 l’amministrazione grillina del sindaco Michel Barbet assegnò un incarico da 25 mila euro per determinare il valore di mercato di terreni con potenzialità edificatoria adibiti a cava e individuare la base imponibile per l’applicazione dell’Imu.
Nello studio Roberto Marongiu giunse ad una conclusione: i 54 euro e 75 centesimi al metro quadrato sui quali veniva calcolata l’Imu per i terreni di cava rappresentavano una cifra fuori dal mondo.
Nella relazione di 17 pagine Marongiu sostenne che il prezzo giusto per le zone classificate D3 (ossia estrattive) è di 24 euro e 69 centesimi al metro quadrato.
La relazione di stima dell’architetto Marongiu fu depositata in Comune il 13 settembre 2021, ma di fatto mai applicata dall’amministrazione passata nonostante fosse stata commissionata per mettere fine ad un contenzioso fiscale che va avanti da 15 anni con gli imprenditori del travertino.
“Ora l’Amministrazione comunale – ha detto il sindaco di Guidonia Montecelio Mauro Lombardo – potrà contare su entrate certe da utilizzare per interventi di manutenzione e nuovi investimenti indispensabili per la nostra città”.
L’ultima determinazione del valore venale delle zone D3 risaliva a 16 anni fa, quando con la delibera 174/2008 l’allora giunta stabilì un valore di 7 euro e 82 centesimi al metro quadro: un valore sulla base del quale i cavatori – o almeno la maggior parte di essi – hanno versato l’imposta al Comune indipendentemente dagli importi richiesti nelle cartelle esattoriali notificate dalla “Tre Esse Italia”.
Da parte sua, la concessionaria dei tributi ha sempre fatto i calcoli applicando il valore di 54,75 euro al metro stabiliti dal Consiglio comunale nel 2007.
Anche perché la società può vantare un aggio sulle somme accertate.