TIVOLI - Incendio nel Bosco del Fauno, distrutta una baracca dei rom

Nell’area protetta c’è un accampamento abusivo: nel 2022 ai nomadi fu ordinata la demolizione

Sulla carta è prevista una riforestazione da mezzo milione di euro. Nella realtà è da decenni una landa verde e desolata, sede preferita di accampamenti abusivi.

E’ il Bosco del Fauno, area sottoposta a vincoli compresa tra via Orazio e via Cesare Augusto a Tivoli Terme, dove due anni la Polizia Locale di Tivoli scoprì un campo rom nascosto tra la vegetazione e praticamente invisibile dalla strada.

La Protezione Civile “NVG” durante la bonifica della baracca distrutta dalle fiamme

Ieri, giovedì 8 agosto, una delle baracche abusive è stata distrutta da un incendio partito presumibilmente dai rifiuti accumulati ed estesosi nei terreni circostanti di proprietà del Comune di Tivoli.

Nessun ferito o intossicato.

Nel Bosco del Fauno sono intervenuti i vigili del fuoco di Villa Adriana

Secondo le prime informazioni raccolte dal quotidiano on line della Città del Nordest Tiburno.Tv, le fiamme sono divampate verso mezzogiorno e sul posto è immediatamente intervenuta una squadra dei vigili del fuoco del distaccamento di Villa Adriana con un’autobotte che hanno messo in sicurezza gli abitanti del campo abusivo e alcuni cani trovati legati.

Insieme ai volontari dell’associazione “NVG” sono intervenuti anche quelli del “VVAA”

I pompieri hanno lavorato per circa un paio d’ore prima di riuscire a domare il rogo col supporto delle associazioni di Protezione civile “VVAA-Volontari Valle Aniene Associati” e “NVG-Nucleo Volontari Guidonia”.

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Le fiamme hanno coinvolto anche sterpaglie e un canneto a ridosso della ferrovia

Fortunatamente nei giorni scorsi erano state tagliate le sterpaglie, come previsto dalle regole della Campagna Antincendio, e anche grazie all’assenza di vento le fiamme hanno avvolto soltanto alcune fratte e un canneto a ridosso della linea ferroviaria di competenza di RFI.

Nel Bosco del Fauno ieri mattina è intervenuta anche la Polizia Locale di Tivoli, che il 26 marzo 2022 aveva scoperto l’accampamento abusivo (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

I caschi bianchi diretti dal Comandante Antonio D’Emilio avevano notato un andirivieni nell’area protetta di proprietà del Comune di Tivoli, chiusa con un cancello, per cui avevano effettuato un controllo.

Alcune della baracche abusive all’interno del Bosco del Fauno

Dietro a alberi, cespugli e canneti c’erano sette baracche realizzate con mezzi di fortuna e una roulotte.

Il manufatto più grande adibito a ricovero di fortuna misurava più di 60 metri quadrati e 3 per altezza, il più piccolo appena 9 metri quadrati alto 2, di legno, apparentemente adibito a ricovero attrezzi. Oltre ad una roulotte abitata da una coppia.

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A quel punto, i vigili urbani avevano identificato tutti i presenti denunciandoli alla Procura di Tivoli per abuso edilizio.

Le baracche infatti erano state costruite in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico, gravata da uso civico e interessata dai cosidetti “Decreti archeologici-Area delle sorgenti delle Acque Albule e Antiche Terme”.

Insomma, il piccolo villaggio era sorto a ridosso dell’altro campo rom di via dei Bagni Vecchi, sempre a Tivoli Terme, entrambi vicini ai Laghi Regina e Colonnelle che alimentano lo stabilimento delle Terme di Roma.

Così, mercoledì 26 ottobre, con l’ordinanza numero 376 – CLICCA E LEGGI L’ORDINANZA ORIGINALE - il dirigente all’Urbanistica del Comune di Tivoli Vincenzo Maia ordinò ai nomadi di demolire le opere abusive e di ripristinare lo stato dei luoghi entro 30 giorni.

I destinatari del provvedimento furono due uomini e una donna dell’Est Europa che insieme a altre due persone erano stati sorpresi sul posto.

L’ordine di demolizione prevedeva l’abbattimento dei manufatti abusivi e la rimessa in pristino nei modi di Legge, quindi adottando tutti gli accorgimenti atti ad evitare pericolo o danni a terzi con trasporto del materiale di risulta presso la pubblica discarica o altro sito autorizzato.

Come era prevedibile, i nomadi non hanno rispettato l’ordine del Comune.

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