MONTEROTONDO – Neonato con tetraparesi: tre sanitari risarciscono 2,2 milioni di euro

Devono restituire alla Asl di Tivoli la somma pagata ai genitori del bimbo per i gravi danni subiti

Il feto restò per quasi due ore in sofferenza acuta.

I battiti cardiaci rallentati.

Il cervello e gli altri organi senza abbastanza ossigeno.

Uno stress tale da fargli compiere respiri forzati fino ad inalare il liquido amniotico.

Quando il piccolo Alessandro (il nome è di fantasia) venne al mondo, gli furono diagnosticati tetraparesi distonico-spastica, ritardo cognitivo ed epilessia.

Il caso di Malasanità è avvenuto all’ospedale “Santissimo Gonfalone” di Monterotondo

Un danno causato per le condotte gravemente colpose dei sanitari del Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “Santissimo Gonfalone” di Monterotondo.

Sanitari che ora dovranno restituire alla Asl Roma 5 di Tivoli 2 milioni 168 mila euro, parte della somma di 3 milioni 97.731 euro e 23 centesimi che l’Azienda Sanitaria Locale ha dovuto versare ai genitori del piccolo a titolo di risarcimento dei gravi danni subiti a seguito del parto.

E’ in sintesi quanto stabilisce la sentenza numero 273/2024 emessa dalla Seconda Sezione Centrale d’Appello della Corte dei Conti.

I magistrati di secondo grado hanno confermato il verdetto espresso dai colleghi della Sezione regionale del Lazio con la sentenza 329/2023 depositata il 22 maggio 2023 condannando due ginecologi e una ostetrica in servizio presso il nosocomio eretino.

Si tratta di Marco C., 69 anni, Sandro O., 74 anni, e di Cinzia M., 67 anni.

Così il ginecologo Marco C. dovrà pagare alla Asl di Tivoli 1.239.092,492, il collega Sandro O. altri 619.546,246 e l’ostetrica Cinzia M. 309.773,123, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria.

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A citare in giudizio i tre sanitari per danno erariale era stata la stessa Asl Roma 5 a seguito della sentenza emessa dal Tribunale civile di Roma – Sezione tredicesima che aveva condannato l’Azienda, in solido coi medici, a risarcire i genitori nei seguenti importi: 1.450.356, 34 residui nella qualità di esercenti la potestà genitoriale sul figlio reso disabile; 336.975 in proprio; 90.000 nella qualità di esercenti la potestà genitoriale sulla loro prima figlia.

Secondo la ricostruzione della Corte dei Conti presieduta da Daniela Acanfora, il dramma si consumò l’8 giugno 2007, giorno in cui la mamma di Alessandro fu ricoverata all’ospedale di Monterotondo per sottoporsi al parto.

Stando agli accertamenti effettuati dai consulenti Pecoraro e De Simone nominati dalla Corte dei Conti, fino alle ore 13.00 i tracciati cardiotocografici risultavano nella norma.

Ma alle ore 13.10 si verificò la rottura spontanea della MAC (membrane amniocoriali) con “liquido tinto, dilatazione ¾ e PP-2”, per cui l’ostetrica di turno nel reparto avvisò il ginecologo di turno, Sandro O., delle mutate condizioni della paziente.

Il tracciato evidenziava una profonda decelerazione della frequenza fetale per la durata di 2-3 minuti, non seguita da alcuna tachicardia compensativa.

Alle ore 14.00 il dottor Sandro O. prescrisse “partoanalgesia” epidurale, la tecnica più completa ed efficace nel ridurre il dolore in corso di travaglio, somministrata alle ore 14.20.

Sempre alle ore 14.00 iniziò il nuovo turno di guardia con il dottore Marco C. e l’ostetrica Cinzia M.

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Stando sempre alla ricostruzione dei magistrati, alle ore 14.15, l’ostetrica annotò nella cartella clinica “sacco rotto a 2 lievemente tinto” oltre a “collo centralizzato…dilatazione 5 cm …pp cefalico livello 1”.

Nel frattempo il tracciato cardiotocografico mostrava ulteriori evidenti segni di sofferenza fetale che proseguivano dalle ore 14.20 sino alle ore 14.50.

Alle ore 14.55 la dilatazione era completa.

Alle ore 15.18 la stessa ostetrica annotò “arresto della pp. Sofferenza fetale acuta”, per questo il dottor Marco C. e un altro ginecologo in servizio quel giorno in ambulatorio decisero di effettuare un taglio cesareo urgente.

Dalle note relative al parto risultò che il liquido amniotico era “fortemente tinto” e di “quantità scarsa”, mentre il peso del neonato era di 4.300 grammi.

“Neonato da TC (Taglio Cesareo) per mancata progressione con sindrome aspirativa di meconio”, vennero descritte in cartella clinica le condizioni generali di Alessandro.

Per questo lo stesso giorno il piccolo venne trasferito presso il Reparto di assistenza Neonatale dell’Ospedale San Camillo-Forlanini fino al 25 giugno 2007.

A seguito degli esami strumentali, i sanitari del nosocomio romano emisero una diagnosi implacabile: “tetraparesi distonico-spastica ad esordio perinatale, con associato ritardo delle acquisizioni cognitive ed epilessia”.

Un danno che i consulenti tecnici della Corte dei Conti hanno ritenuto compatibile con la diagnosi di “sofferenza perinatale” e “sindrome da inalazione di meconio” e che dal punto di vista causale è compatibile con un ritardo di esecuzione della corretta procedura medica.

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