MENTANA – Sant’Antonio Abate, Leandro Panei è il nuovo Festarolo

Intervista al 37enne che per un anno custodirà la statuina sacra in casa aprendo le porte ai fedeli

Mentanese figlio di mentanesi, nipote e pronipote di mentanesi. Amante degli animali e fin dalla tenera età iscritto alla Confraternita di Sant’Antonio Abate.

E’ il profilo di Leandro Panei, 37 anni, il nuovo Festarolo che per un anno custodirà in casa la statuina del Santo protettore degli animali.

 
 

Leandro Panei (il primo da sinistra) durante una torciata con la Confraternita di Sant’Antonio Abate di Mentana

Domenica 19 gennaio, al termine della processione, della fiaccolata, della passeggiata e della benedizione, organizzate dalla Confraternita di Sant’Antonio Abate presieduta da Felice Domenico Stasio, Leandro prenderà in consegna la statuina dal Festarolo uscente Fabio Girella (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

Da qui a gennaio 2026 il 37enne aprirà a tutti i fedeli le porte dell’abitazione dei genitori nella zona della Mezzaluna per pregare e ammirare la statuina sacra.

Leandro Panei col padre Giovanni, la mamma Annarita, la sorella maggiore Rosangela e la nipotina

Figlio di Giovanni e Annarita, Leandro ha una sorella maggiore, Rosangela, funzionario statale, 10 anni fa – ai tempi del sindaco Altiero Lodi – è stato Presidente del Consiglio comunale dei Giovani e tuttora fa parte della Comunità di Sant’Egidio.

La storia del 37enne dipendente Eni è quella di una delle prime famiglie della città garibaldina, una storia legata alla Confraternita di Sant’Antonio Abate di cui hanno fatto parte già il nonno materno Guido Moscatiello e la nonna materna Generosa Limardi, oltre al padre Giovanni Panei che lo iscrisse alla congregazione all’età di 7 anni.

A distanza di tre decenni, a gennaio del 2024 il nome di Leandro Panei è stato sorteggiato per il grande evento.

Alcuni soci della Confraternita di Sant’Antonio Abate di Mentana con la statuina

– Cosa significa per lei essere stato scelto come Festarolo 2025?

“Innanzitutto un senso di responsabilità elevato: custodire la statua significa accogliere chiunque all’interno della propria abitazione, per cui casa mia diventa come la casa di Nostro Signore”.

– Quale è il suo rapporto con la Festa di Sant’Antonio Abate?

“Per me la festa è innanzitutto un riferimento al culto di Sant’Antonio, una festa cristiana, io credo in Dio e in Sant’Antonio. Ma è anche un momento molto conviviale: cenare tutti insieme sviluppa lo spirito di accoglienza e di felicità”.

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– Nell’arco della sua vita a quante processioni e benedizioni ha partecipato?

“Circa una ventina, qualche anno sono mancato per malattia”.

– A che età la prima volta?

“A 7 anni la prima torciata”.

Teo, il cane di Leandro Panei: il 37enne Festarolo di Mentana ha anche tre gatti di nome Athena, Itaca e Gino

– Cosa rappresenta per lei Sant’Antonio Abate?

“E’ un punto di riferimento perché a me piacciono tantissimo gli animali, ho sempre avuto cani e gatti: oggi a casa dei genitori abbiamo Teo, un bulldog irlandese di 3 anni, e 3 gatti europei: Athena, Itaca e Gino. Sento Sant’Antonio molto vicino al mio modo di pensare”.

– Dove collocherà la Sacra immagine?

“Per un anno sarà su un tavolo coperto da un drappo bianco come da tradizione nel salone al piano centrale di casa di mia madre, una villa a tre piani in cui sono cresciuto: lì c’è la mia famiglia, la mia generazione, dove ha vissuto tutta la mia dinastia”.

– Quando e come ha saputo di essere stato sorteggiato come Festarolo 2025?

“Lo scorso anno il giorno del sorteggiato in chiesa, ero a Roma con la mia fidanzata Noemi: ha ricevuto decine di telefonate dalla mia famiglia e dai miei migliori amici”.

Leandro Panei è erede di una delle famiglie pioniere del Comune di Mentana

– Come ha vissuto questo sorteggio?

“Mi sono emozionato e sono scoppiato a piangere davanti alla mia fidanzata”.

– Prima di lei qualcun altro in famiglia è già stato il Festarolo?

“Mai. La tradizione di Sant’Antonio esiste dal 1500 e mai a nessuno della mia dinastia era capitata la fortuna di custodire la statuina.

Solo due volte a mio nonno Guido furono affidati il primo e il terzo quadro con le grazie ricevute dal Santo”.

– E’ emozionato?

“Assolutamente sì”.

– Come si sta preparando al grande evento?

“Più che preparando, posso dire di aver ricevuto tanti aiuti sia dalla Confraternita che dal presidente Felice Domenico Stasio, ma anche dalla mia famiglia e dai parenti tutti, dalla Comunità di Sant’Egidio e da don Paolo, il parroco della chiesa di San Nicola da Bari”.

– Come immagina il prossima anno con l’immagine del Santo esposta nella sua casa aperta a tutti?

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“Ho un’idea: il Santo sceglie, se ha scelto di stare all’interno di casa mia e della mia famiglia, ci ha scelto per qualche motivo. Per questo sento tanta responsabilità di custodire la statua e aspetto tanta gente”.

– Come gestirà i Rosari che da lunedì 20 a venerdì 25 gennaio si terranno nella sua casa?

“Per fortuna ho mamma e papà in pensione: è vero che io sono il Festarolo ma non è qualcosa di soggettivo, questo momento è condiviso con la mia famiglia, i miei genitori, mia sorella e la mia fidanzata: ci alterneremo in questa avventura mistica meravigliosa.

Abbiamo preparato le sedie ed è tutto organizzato per servire chi vorrà ristorarsi.

Dopo la settimana del Rosario, previo avviso, i fedeli possono venire a vedere il Santo in casa mia, altrimenti io o uno della mia famiglia accompagnati dal presidente o dal vice della Confraternita lo porteremo a domicilio a chi è impossibilitato per varie ragioni”.

– Cosa significa per lei essere un confratello della Confraternita di Sant’Antonio Abate?

“Significa avere un punto di riferimento sia a livello cattolico e cristiano, sia soprattutto a livello sociale.

L’etimologia della parola Confraternita significa stare insieme ad altre persone e trattarle come fossero fratelli: tra di noi c’è un aiuto reciproco anche al di fuori della festa e se serve qualcosa ci siamo l’uno per l’altro”.

– L’importanza della Festa per lei e per Mentana.

“E’ una delle poche tradizioni rimaste da tanti secoli. Non essendo un giovincello ma nemmeno troppo avanti con l’età, io spero che il modo di vedere la festa possa far avvicinare sempre più ragazzi giovani alla Confraternita.

La Festa non è roba per vecchi, considerando anche che da alcuni anni i Festaroli avvicendatisi hanno la mia età. In passato Festaroli giovani ci sono stati, ma col cambio generazionale si sono allontanati: i ragazzi di oggi dovrebbero avere pazienza e impegnarsi, come ho fatto io in trent’anni di Confraternita per portare una ventata di entusiasmo.

Se a dirigere la Confraternita ci sono sempre le stesse persone è perché agli altri non importa quasi nulla: se la Festa si ringiovanisce, potrebbe essere un veicolo a far re-iscrivere ragazzi più giovani di me”.

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