Un cadavere sulla via Tiburtina Incidente o delitto dopo la lite?

l’autista scaricava cassette di latte per il locale.
Simone indossava una maglietta turchese, pantaloni a quadri, ai piedi un paio di scarpe da ginnastica: doveva tornare a casa per cambiarsi, mettere la tuta e recarsi al lavoro entro le 4,50. Non c’è mai arrivato.

Quando i carabinieri sono giunti al chilometro 22,300 della Tiburtina hanno subito chiuso al traffico la strada nel tratto compreso tra via Tommaso Neri e Corso Italia a Villalba, deviando il flusso veicolare nelle strade limitrofe e accompagnando in caserma i due testimoni oculari. A quel punto, ai pochi presenti in zona al momento del fatto si sono aggiunti i residenti e i curiosi, curiosi di sapere chi fosse la vittima, di conoscere il modo in cui era stata ammazzata.
Da quel momento in poi, mercoledì mattina si sono susseguite mille ipotesi, tutte leggende metropolitane, nessuna delle quali senza un minimo fondamento. Un tam tam di parole in libertà che c’hanno messo poco a passare di bocca in bocca tra Tivoli Terme e Villalba, fino a Colle Fiorito e Guidonia, spacciate per oro colato.
“Prima gli hanno menato, poi l’hanno ucciso”, vociferava qualcuno. Altri si sono avventurati in voli pindarici, mettendo in relazione la morte di Simone con l’accoltellamento di Emanuele S., il 28enne vicino di casa ferito gravemente al polmone e al fegato nella tarda serata di lunedì 16 luglio a Borgonovo.
“E’ stato un regolamento di conti – ha ipotizzato più di qualche sciagurato – prima è toccato a Emanuele, ora a Simone: gli hanno sparato”. E ancora: “Doveva restituire parecchi soldi a un pezzo grosso – hanno “cianciato” altri – la stessa persona con cui ha avuto il diverbio al bar: ecco perché ha fatto quella fine”.
Pura fantasia, chiacchiere di paese.

La verità era un’altra e gli investigatori l’hanno cercata subito dopo aver effettuato i rilievi sull’asfalto. I militari diretti dal tenente Meleleo hanno infatti rinvenuto accanto al corpo senza vita un pezzo di plastica, parte del paraurti di una Ford Focus station wagon diretta a Tivoli che avrebbe travolto Trombetta quando era già a terra, fuggendo senza soccorrerlo.
Il reperto ha contribuito a stabilire che si tratta di una Focus di colore scuro, la stessa auto indicata da Fabio Matarangolo, l’amico insieme al quale Simone aveva trascorso la serata al bar “Caravelle” giocando alle slot. Il 28enne di Villalba è uscito dalla caserma di Tivoli Terme dopo 13 ore dal suo ingresso, non prima di aver ricostruito gli ultimi momenti di vita della vittima.
Con lui, Sumon Moniruzzaman, il 28enne barman del “Caravelle”, e Vincenzo Passaro, ….. continua alle pag 6-7-8-9-10 e 11 di tiburno 24 Luglio 2012

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