IL PROGETTO – “Un metro”, diario fotografico della quarantena

Il progetto in bianco e nero di Emanuele Giacomini, fotografo di Palombara Sabina

CHI è? Emanuele Giacomini, 30 anni, fotografo freelance vive a Palomabra Sabina. Si occupa di ritratti, eventi e cerimonie. Ha scattato per cantanti come Leo e il vincitore di X Factor Lorenzo Licitra. Il suo sito è www.emanuelegiacomini.com

Cosa ricorderemo di questi giorni?  Immagini. La via principale della città deserta come in un film apocalittico. La coda al supermercato, il panettiere dietro al bancone con la mascherina cucita a casa. Le famiglie riunite intorno alla tv che aspettano il discorso del Presidente del Consiglio. In questa primavera del 2020 la storia ci cade addosso, si scrive attraverso le nostre vite e ci lascia un segno impresso sulla pellicola dell’anima.

Emanuele Giacomini, fotografo trentenne di Palombara, nel suo reportage  “Un metro” racconta questi giorni con una serie di scatti in bianco e nero: un diario fotografico di questo tempo sospeso di quarantena, delle nostre città e delle nostre case cambiate nei giorni dell’epidemia.

Emanuele, l’idea del reportage nasce da una scena quotidiana….

Ho visto nonna Teresa che guardava il telegiornale proprio mentre dicevano che gli anziani devono ridurre al minimo i contatti. La prima idea è stata raccontare gli anziani, poi ho pensato di allargare il racconto alle vite di tutti e vorrei proseguire anche su come sarà il ritorno alla normalità, la libertà ritrovata.

Che cosa ti ha colpito di questa situazione?  

La trasformazione della quotidianità. In pochi giorni l’epidemia ci ha fatto precipitare in un “mondo parallelo” in cui nascono nuovi riti: la spesa, il telegiornale, la creazione di mascherine in casa.

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Hai scelto come titolo la distanza di sicurezza di “un metro”. Perché?

“Un metro” è il limite simbolo di questi giorni, diventa anche barriera a livello emotivo: siamo più scostanti, anche in fila al supermercato ognuno sembra chiuso nella sua bolla, diffidente. È una situazione innaturale, soprattutto per noi italiani, siamo un popolo “caciarone” , che ama il contatto con il prossimo, dalla stretta di mano fino all’abbraccio.

Come è la quarantena vista dall’obiettivo di un fotografo?

La fotografia è un filtro per osservare meglio. Quando viviamo una situazione tendiamo a normalizzarla, essere un fotografo significa cogliere gli aspetti straordinari, meravigliosi a volte anche inquietanti che la realtà suggerisce. Portare in superficie un segreto nascosto sottotraccia: gli sguardi, i gesti che nascondono storie personali e esprimono paure o emozioni. In questo momento basta guardarsi intorno per coglierli.

Perché la scelta del bianco e nero?

Perché il colore è la vita di tutti i giorni, il bianco e nero proietta subito chi guarda in un’altra dimensione, ti fa concentrare sul contenuto dell’immagine, sul messaggio. Il colore a volte distrae.

“Un metro” è una galleria di immagini quotidiane, ogni scatto è una storia… ce ne racconti qualcuna?

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Nei miei scatti racconto la quotidianità “straordinaria” di questi giorni: c’è Elisabetta la mia fidanzata in fila al supermercato con la mascherina, sua nonna Franca che guarda la tv mentre dicono che gli anziani non avranno precedenza sui respiratori. Mia madre che cuce le mascherine per tutta la famiglia. Sono scatti in cui penso che molti possano immedesimarsi.

Secondo te impareremo qualcosa da questa esperienza? O tornerà tutto come prima?

Ne usciremo tutti diversi. Nell’era dei social viviamo del contatto continuo con gli altri, forse ora torneremo ad apprezzare le cose semplici e importanti, a farci più domande e riflettere su noi stessi. Una pausa dai nostri ritmi frenetici che ci servirà per ripartire meglio.

Cosa è per te la fotografia e cosa ami di più di questo lavoro?

La fotografia è un linguaggio con cui mi esprimo: da sempre per raccontare pensieri ed emozioni, invece delle parole preferisco un’inquadratura. Amo questo lavoro perchè mi da il privilegio di farmi raccontare storie diverse: la fotografia è sempre una scoperta dell’altro, mi svela dettagli inaspettati su chi ho davanti.  (Elena Giovannini)

 

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