“Sono contenta che si riapra il processo. E che la giustizia abbia deciso di andare fino in fondo. Mio figlio è stato ammazzato, ed è morto dopo tre anni e mezzo in coma. Ora sono tutti liberi. Qualcuno so che ha aperto un bar, invece mio figlio sta qui, sepolto a Roviano”. Non ha paura di affrontare un nuovo processo che riaprirà le ferite Patrizia Bonanni, la madre di Alberto Bonanni, il musicista ventinovenne di Roviano, massacrato a calci e con un casco nel giugno 2011 a Monti, a Roma, e morto nel dicembre 2014 senza mai svegliarsi dal coma. La procura di Roma ha appena contestato ai quattro aggressori l’accusa di omicidio volontario, che potrebbe portare alla riapertura di un processo sul caso. Una contestazione che prevede il fine pena mai. L’udienza preliminare per il processo bis si aprirà il 15 novembre. Gli aggressori erano stati condannati, infatti, per il tentato omicidio, ma subentrata la morte della vittima si dovrà valutare l’ipotesi più grave.
“Un ragazzo di ventinove anni è stato ucciso a botte, ed è morto dopo tre anni di calvario infinito che non ci ha mai potuto spiegare perché gli era stata tolta pure la parola. Le sembra giusto?”, chiede la madre di Alberto Bonanni, “A chi ha ucciso mio figlio era stato contestato il tentato omicidio. Le pene, già scontate, si aggiravano sui nove anni. La loro vita così è continuata. Quella di Alberto e la nostra no. Io vivo andando tutti i giorni al cimitero. Ho realizzato un roseto per lui. Mio marito ha perso il lavoro, si è dovuto licenziare per assistere nostro il figlio”. “Alberto amava la musica. Frequentava la Saint Louis College. Studiava pianoforte, violino, suonava la chitarra. Era un ragazzo scrupoloso. E’ stato aggredito senza colpe e ucciso. Benvenga quindi il nuovo processo e per la giusta accusa. L’ergastolo credo sia meritato. Non si può uccidere e scontare pochi anni di galera”.