Fonti affidabili assicurano che anche il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, abbia benedetto la decisione: “il bene e la stabilità del paese vuole che Sergio Mattarella resti al Quirinale”. Pare abbia detto Draghi.
La decisione segna un’eclissi della capacità di Parlamento e Senato nella capacità di rispondere ai problemi di una realtà che cambia. Mostra anche l’inadeguatezza del dettato costituzionale nelle forme di democrazia organizzata che, nei termini di quella che fu pensata ottanta anni fa, mostra i segni del tempo.
Anche Matteo Salvini si dice confortato dalla fine di questa fase con il rammarico di non esser riuscito ad imporre una candidatura che potesse essere configurata in una figura di centrodestra. Scettico il parere di Giorgia Meloni che si dice meravigliata qualora Sergio Mattarella accettasse questa soluzione, considerate le precedenti dichiarazioni.
Raggiante Matteo Renzi. Si dice perfettamente soddisfatto della decisione presa. Mettere insieme, confermando, due grandi personalità come Draghi alla presidenza del Consiglio, che lui aveva sponsorizzato dall’inizio come presidente della repubblica, e Sergio Mattarella, confermato al Quirinale, ritiene sia una grande conquista democratica.
Soddisfatti anche i Cinque Stelle che avevano fatto mea culpa sulla richiesta di impeachment ad inizio legislatura, quando allontanandosi i tempi per trovare una quadra, il presidente della repubblica stava dando mandato a un tecnico.
Ma in definitiva questa è sempre stata l’opzione del Pd che aveva sotteso sempre questa soluzione come forma ideale di questo stato di cose. Il partito di Enrico Letta aveva sempre temperato la tendenza a dare sue candidature e non aveva accettato la sfida del nome contro nome, ritenendo ideale la soluzione della conferma di Sergio Mattarella. E così è successo.
Diventa facile capire chi ha vinto, in una partita dove si dovevano trovare convergenze non antagonismi.