“Io non mi sono mai scusato perché non ho offeso mai nessuno, ho ritenuto opportuno fare ascoltare un audio, poi che io abbia detto quella frase, che Wojtyla usciva di nascosto, è una frase che dicevano tutti quanti, non era considerata una cosa grave, però qualcuno ha voluto legare questa situazione alle parole di questo componente della banda della Magliana”.
A parlare così è Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela Orlandi, la 15enne scomparsa il 22 giugno del 1983, rilanciando le accuse oscene sul Papa Santo Karol Wojtyla fatte nel 2009 da Marcello Neroni, l’82enne pregiudicato romano trapiantato a Nerola (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
Intervistato da “Verissimo”, Pietro Orlandi è tornato sulla bufera innescata dalle sue dichiarazioni sulle uscite notturne di San Giovanni Paolo II. Quindi ha parlato anche di Wojtyla e del padre.
“Mio padre è morto nel 2004 – ha raccontato – è stato un altro momento buio, nel giro di un anno sono morte due persone, nel 2004 mio padre, nel 2005 Wojtyla, sono le due persone che mi tenevano legato a questa vicenda.
Wojtyla in negativo perché io sono sempre stato convinto che lui sapesse che cosa era successo a Emanuela, ricordo quando venne a casa da noi e ci parlò di terrorismo internazionale, ci assicurò che avrebbe fatto il possibile ma poi permise al silenzio e all’omertà di calare su questa vicenda, ha mantenuto il silenzio fino alla fine.
Così è successo per Ratzinger e Papa Francesco lo ha fatto per dieci anni, forse ora hanno capito che il silenzio non è servito, questi 40 anni passati non posso però dimenticarli e la parola perdono l’ho cancellata dal vocabolario”.
“Quando sento la dichiarazione del segretario di Stato, Parolin – ha aggiunto – sono contento che dica che con questa inchiesta dobbiamo fare chiarezza per una madre che soffre, ma questa madre adesso ne ha 93 di anni e in questi 40 anni non mi sembra che nessuno si sia stracciato le vesti per lei”.
“Quando sono usciti quei documenti tutti li hanno bollati come falsi, ridicoli, anche in Vaticano però non mi hanno mai risposto alla domanda come mai stavano in una cassaforte della Prefettura degli Affari economici.
Non ho abbandonato quella pista, credo che Emanuela sia stata portata là e più che la Banda della Magliana c’entra Renatino De Pedis, Emanuela è stata presa per ricattare qualcuno, De Pedis è stato utilizzato come manovalanza”, ha proseguito, a proposito della pista di una Emanuela rapita e poi trasferita in un convento in Inghilterra.
“Io ci credo al passaggio raccontato dalla Minardi – continua sulle dichiarazioni di Sabina Minardi nella serie documentario di Netflix “Vatican girl” -, in quel momento era stata consegnata al Vaticano, poi se un abuso abbia avuto luogo potrebbe essere stato per creare l’oggetto di un ricatto”.
Pietro Orlandi ha esordito nella trasmissione “Verissimo” affermando che per lui Emanuela “è viva”, “la sento viva”.
“Il Vaticano – ha infine accusato – da 40 anni fa di tutto per evitare che la verità possa uscire, altrimenti non mi posso spiegare tutti i comportamenti di questi 40 anni”.
L’inchiesta aperta dai pm d’Oltretevere, comunque, “io l’ho presa come cosa positiva – afferma -, da qualche parte dovrà portarci, questa inchiesta secondo me potrebbe durare pochissimo perché io l’ho sempre detto, con un po’ di buona volontà potrebbero farla durare pochissimo”.