Le angherie erano iniziate durante la pandemia e sono proseguite per altri due anni. Due anni di umiliazioni, offese e botte.
Per questo ieri, mercoledì 13 novembre, il Tribunale di Tivoli ha condannato in primo grado a tre anni e sei mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia Maxim M., un operaio moldavo di 41 anni residente a Guidonia Montecelio.
Il Collegio presieduto da Sergio Umbriano – a latere i giudici Matteo Petrolati e Francesca Fabbrini – ha condiviso la ricostruzione della Procura di Tivoli, che aveva richiesta la medesima pena inflitta, e ha condannato l’imputato alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e al pagamento delle spese processuali.
Secondo quanto ricostruito dai magistrati, nel periodo compreso tra febbraio 2020 e agosto 2022 avrebbe sottoposto a maltrattamenti fisici e morali la moglie, una connazionale di 39 anni, durante la gravidanza e anche in presenza dei figli minori.
I fatti si sarebbero consumati in un appartamento di Colleverde, quartiere alla periferia di Guidonia Montecelio.
Gli episodi contestati dalla Procura risalivano al 23 e 24 luglio 2022, quando Maxim M., in stato di ubriachezza, avrebbe spintonato la moglie, picchiandola e minacciandola di morte perché l’uomo voleva uscire di casa con la figlia appena nata.
Inoltre il 10 agosto 2022, mentre la famiglia era riunita a tavola, il 41enne moldavo avrebbe afferrato la moglie per un braccio facendo rompere un piatto e procurandole una ferita da taglio suturata in ospedale e giudicata guaribile in 8 giorni.
A quel punto la donna ha denunciato il marito violento raccontando i soprusi subiti da lei e dalla neonata, non costituite parti civili nel processo concluso ieri.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate fra 30 giorni.