Insieme ad un collega era intervenuto nel cuore della notte per sventare un furto in un centro residenziale. E sarebbe anche riuscito a catturare il “palo” se non fosse che prima lasciò la refurtiva incustodita in strada permettendo ai complici dell’arrestato di portarla via, poi scrisse a verbale di averla lasciata nel giardino affidandola in custodia al portiere.
Ieri il Tribunale di Tivoli ha condannato un carabiniere a 3 anni per falso ideologico
Per questo ieri, martedì 26 novembre, il Tribunale di Tivoli ha condannato in primo grado a tre anni di reclusione per falso ideologico in atto pubblico un 46enne carabiniere all’epoca dei fatti in servizio presso la stazione di Cesano di Roma.
Il Collegio presieduto da Rosamaria Mesiti – a latere le giudici Teresa Garcea e Giovanna Riccardi – ha condiviso la ricostruzione della Procura di Tivoli e riconosciuto la colpevolezza dell’imputato, condannandolo alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e al pagamento delle spese processuali.
L’appuntato doveva rispondere di quanto accaduto nella notte del 29 luglio 2013, quando una banda di 4 persone fece razzia di argenteria in un’abitazione sita in un comprensorio di Formello. I ladri si impossessavano di due scatole di posateria in argento e placcate in oro, due brocche, un candelabro, 6 o 7 vassoi, un orologio Rolex con cassa in oro e bracciale in pelle, un orologio con cassa e bracciale in acciaio dorato, diversi monili in oro e un televisore marca Sharp 52 pollici.
Furono i vicini ad allertare il 112 e la Centrale Operativa inviò sul posto il 46enne carabiniere che quella notte era di pattuglia insieme ad un collega nel turno da mezzanotte alle 6. I due militari riuscirono a bloccare il “palo” e a portarlo in caserma, ma nel frattempo i complici tornarono indietro e portarono via il maltolto lasciato incustodito.
A distanza di tempo i due carabinieri si sono ritrovati invischiati in un’indagine della Procura di Tivoli e imputati insieme al “palo” e ad altre tre persone – due uomini e una donna – accusati a vario titolo di ricettazione e furto.
Nel processo di primo grado concluso ieri il 46enne militare dell’Arma è stato riconosciuto colpevole di falso ideologico insieme al collega già processato con rito alternativo in diversa sede.
Secondo la ricostruzione dei magistrati, per riparare al furto consumato e alle omissioni commesse in occasione dell’arresto del “palo”, appena rientrati in caserma a Cesano il 46enne carabiniere – insieme al collega -“confezionò” un’annotazione di servizio attestando falsamente di aver rinvenuto parte della refurtiva all’interno del giardino dell’abitazione e di aver affidato la casa assaltata in custodia al portiere del comprensorio perché nel cuore della notte non sarebbe stato possibile contattare i proprietari e l’amministratore del condominio.
Ieri il Tribunale di Tivoli ha inoltre dichiarato di non doversi procedere nei confronti del 46enne carabiniere per intervenuta prescrizione dei reati di omissione di atti d’ufficio e furto aggravato.
La Procura di Tivoli, infatti, contestava al 46enne – e al collega – di aver indebitamente omesso di compiere atti inerenti la loro funzione che dovevano essere compiuti senza ritardo per ragioni di giustizia e sicurezza pubblica.
In particolare i due carabinieri omisero prima di effettuare il sopralluogo all’interno dell’abitazione svaligiata e successivamente di sequestrare o di custodire parte della refurtiva recuperata invece da alcuni vicini di casa lungo la via di fuga dei ladri.
Stando all’ipotesi dei magistrati, lasciando l’argenteria all’interno del giardino, consentirono agli esecutori materiali del furto in casa di tornare e portar via definitivamente la refurtiva.
Il 46enne carabiniere condannato ieri era anche imputato in concorso con lo stesso “palo” e col solito collega di pattuglia per furto aggravato commesso il 24 febbraio 2014 al supermercato Eurospin di via di Baccanello a Cesano di Roma il 24 febbraio 2014.
Anche in quel caso i militari sarebbero intervenuti in ritardo sul luogo dopo la segnalazione della Centrale operativa.
Nella notte 4 uomini – tre dei quali non identificati – a bordo di una Suzuki Vitara bianca utilizzarono l’auto come ariete, sfondarono la serranda, si introdussero all’interno e cercarono di aprire la cassaforte senza riuscirci.
A “salvare” il 46enne carabiniere è stata la prescrizione: sono trascorsi dieci anni e mezzo dal fatto.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni.