Monterotondo – Cavalli e stendardo di Sant’Antonio per l’addio al confratello Musico’

Mercoledì 25 luglio, alle ore 15 nella chiesa madre di Monterotondo, sono stati celebrati i funerali di Remigio “Musicò” Mancini, il confratello onorario scomparso il 24 luglio all’età di 91 anni. Il suo feretro è stato accolto sul sagrato del Duomo da undici confratelli a cavallo, con la fascia nera del lutto intorno al braccio.

Ad aspettarlo c’erano anche tanti giovani poiché “Musicò”, con la sua curiosità e la voglia di parlare di Sant’Antonio, sapeva come farsi ben volere anche da loro.
E ad attenderlo, all’interno della chiesa, c’era anche lo stendardo del Santo, lo stesso esposto poche settimane fa anche per un altro confratello scomparso, ossia Amos Cardarelli. Presso il suo feretro, durante la funzione, è stata disposta anche una composizione floreale a nome dei nipoti, sulla quale è stata disposta anche un coccarda con i colori di Monterotondo e della festa del santo protettore degli animali: tutta la sua vita, fatta di famiglia, amore per la città e devozione, è stata lì riunita in un unico momento.

A celebrare la messa sono stati Don Pedro e Don Pietro, mentre i momenti dell’omelia e del ricordo sono andati a quest’ultimo.

Nel ripercorrere i ricordi della sua vita, Don Pietro ha parlato anche della fede di Remigio per tutto ciò che fosse legato a Sant’Antonio Abate. “Nel presentarlo oggi al Signore” –ha spiegato il sacerdote- “lo affidiamo a Sant’Antonio affinché lo raccomandi, permettendo al Signore di accoglierlo in paradiso.”
Al termine della funzione, dopo la lettura della lettera della consorella Estella, la fanfara di Sant’Antonio Abate ha eseguito per Musicò alcuni dei temi tipici della festa del Santo protettore degli animali. Accompagnando così Remigio Mancini nella sua ultima cavalcata: in cielo, tra le braccia della moglie Adele e vicino al Sant’Antonio Abate che ha tanto amato.

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Il ricordo

Un uomo semplice e devoto, che ha saputo contraddistinguersi per la sua bontà d’animo e per la semplicità della sua vita.  Chi parla oggi di Remigio Mancini lo fa usando queste parole, ricordandone la sua caratura morale e la sua fede dettata dalla curiosità e dall’amore per le tradizioni.
Remigio Mancini appartiene a una generazione che oggi non c’è quasi più, ma che ha visto Monterotondo e i suoi costumi mutare nel tempo. Nato il 20 ottobre del 1926, marito di Adele, di cui amava molto parlare, Remigio Mancini è sempre stato un amante della conduzione dei veicoli: come ricorda anche Don Pietro nella sua omelia, Remigio è stato fino a poco tempo fa l’ultimo carrettiere vivente, di quelli che partiva per portare il vino da Monterotondo a Roma. Con il passare dei tempi è stato poi prima camionista e infine autista degli scuolabus.
E nonostante gli spostamenti, la sua Monterotondo l’ha sempre vissuta appieno, assaporandone e vivendone le sue tradizioni.
“Remigio non veniva a messa la domenica, ma partecipava attivamente a tutto ciò che fosse legato a Sant’Antonio.” –ha raccontato Don Pietro nell’omelia- “in occasione della festa voleva confessarsi e ricevere il Signore, chiedendo sempre con meravigliosa curiosità informazioni sulla parrocchia e sul papà.”
La sua devozione per il Santo, così come quella di tutta la sua famiglia, l’ha portato anche a impegnarsi all’interno della festa, aiutando a risollevarla anche nei momenti di maggiore difficoltà: come nel 1968, anno in cui, assieme al confratello onorario Giuseppe Cenci, a quel Sergio Ortensi che sarebbe diventato presidente della Pia Unione e al confratello onorario Lucio Gesti –unico dei quattro ancora in vita- riportarono il Santo e la sua festa a cavallo, sostituendo la parentesi delle Vespe e della macchine per un ritorno agli animali.
 La sua devozione gli valse, negli anni ’70, la nomina a confratello onorario e il suo amore per la tradizione gli permette anche di trasmetterla ai più giovani.
“Ma Remigio è anche famoso per la ciummacata, che amava organizzare fuori della sua casa.” –prosegue nel ricordarlo Don Pietro durante la messa- “E tante volte parlava e nominava la sua Adele. Quando incontrava qualcuno, o c’era un problema, era solito dire che c’è problema? Andiamo a casa e Adele prepara subito.”
Per tutti Remigio era anche conosciuto come Musicò –o Musicone- soprannome dato per il suo amore verso la musica. Una passione che è stata trasmessa poi ai figli e ai nipoti, così come quella per il cavallo.
 Lo stesso animale che compare anche nella lettera, scritta dalla consorella Estella della Pia Unione, che ha voluto racchiudere il messaggio di saluto dei confratelli per lo scomparso Musicò.
“Remigio Caro,” –recita il testo- “ti vediamo sul cavallo infiocchettato, lu cappellittu, la cupelletta e un paio di coppiette nelle tasche. Siamo sicuri che con la tua bontà, l’autenticità che sempre ti ha contraddistinto, e questo ben di dio che porti con te, ti consenta un ingresso da vip in paradiso. Sei sempre stato un Santantognaro unico. Semplice e devoto. Guardaci da lassù, proteggici e tienici uniti e fa che siamo sempre veri cristiani.”

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di Eugenio Nuzzo

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