La Commissione europea ha adottato una revisione del meccanismo per l’autorizzazione all’esportazione dei vaccini, aggiungendo la “reciprocità” e la “proporzionalità” tra i criteri da valutare per il via libera. Le domande saranno valutate caso per caso, ma l’obiettivo è che le richieste di export non costituiscano una minaccia per la sicurezza dell’approvvigionamento per i 27 Paesi dell’Ue.
Le aziende dell’Unione “hanno esportato grandi quantità di prodotti coperti dal meccanismo di autorizzazione all’esportazione verso Paesi che hanno una grande capacità propria di produzione, mentre tali Paesi limitano le proprie esportazioni verso l’Unione per legge o tramite accordi contrattuali o di altro tipo conclusi con i produttori di vaccini stabiliti nel loro territorio. Questo squilibrio porta a carenze di approvvigionamento all’interno dell’Unione”, si legge nel regolamento appena approvato.
“Inoltre – si spiega – i produttori dell’Unione hanno esportato grandi quantità” di dosi verso alcuni “Paesi privi di capacità di produzione, ma che hanno un tasso di vaccinazione più elevato rispetto all’Unione o dove la situazione epidemiologica è meno grave che nell’Ue. Le esportazioni verso questi Paesi possono quindi minacciare la sicurezza dell’approvvigionamento all’interno dell’Unione”. “Gli Stati membri dovrebbero rifiutare di conseguenza le autorizzazioni di esportazione” e “anche la Commissione prendere in considerazione questi elementi aggiuntivi” per le sue valutazioni.