L’ex ministro lo ha detto su twitter. “Preferisco Gualtieri”. Con la modestia che non lo contraddistingue ha anche detto che quel che voterà lui è irrilevante, ma l’indicazione l’ha data.
Ed era quello che da lui ci si aspettava. Parte dalla conquista dei 220mila voti che separano Michetti dal Gualtieri la rincorsa di quest’ultimo.
Così Carlo Calenda che era stato etichettato come un transfuga, corrivo, pronto alle logiche centriste e destrorse ridiventa “compagno”.
E mentre Michetti insiste sulla “città del fare” che deve ridivientare Roma, si guarda all’altro venti per cento di Virginia Raggi che ha detto però: “i cittadini sono liberi non possono essere spostati come un carro buoi”. Nel suo discorso di invito al voto però Michetti si è soffermato anche sull’ “onestà”. E poi sempre Michetti: “Per rilanciare Roma serve tagliare col passato – sottolinea – e con i danni che hanno portato alla paralisi di Roma. Il centrosinistra fa parte di questi processi perché è al governo della Regione”. Nessun riferimento al recente passato Cinquestelle.