Non è per enfasi del coccodrillo che dobbiamo conservare il ricordo di Giampiero Galeazzi ma per la sua capacità di dare la tensione eroica del momento di esaltazione agonistica nelle gare sportive di cui faceva telecronaca. Tutti lo ricordano sofferente come se fosse lui l’atleta di canottaggio pronto a vincere l’Oro alle Olimpiadi. Ma lo ricordiamo chiaramente anche nelle sue telecronache di Tennis con Adriano Panatta commentare un colpo di Mc Enroe alla romana: “a oh! Ma che j’ha tirato? ‘Na serpe?”.
Galeazzi era eccezionale anche nel far irritare i colleghi sportivi che si prendevano troppo sul serio. Una volta al Processo del Lunedì riuscì a infuocare il dibattito e la telecamera che lo riprendeva a sua insaputa lo beccò a spiegare al collega inglese sbigottito per tanto livore: “I’m enjoying a little”. E poi accortosi che era stato ripreso: “me sto a divertì”.
Ma Galeazzi era anche un grande professionista sempre teso a esaltare il lato umano dello sport, non i numeri come va di moda oggi
Il suo nome è citato anche in un testo di filosofia di Mario Trinchero dove si tratta l’etica della domanda in Wittgenstein. Galeazzi chiese a Platini: “Se non aveste vinto?” E Platini: “avremmo perso o pareggiato. Ma lei cosa mi avrebbe chiesto?”
Mancherà alle cronache sportive così come mancava da tempo dalle interviste televisive. Al mondo dei moltissimi sportivi che non ce l’hanno fatta, come lui che praticò il canottaggio, la consolazione che in quel mondo fatuo di trofei c’è nulla di vero, di cosa che resti.
Noi, pallonari infaticabili, resteremo sempre accompagnati dalla sua ironia.
Gli sia lieve la Terra.
L’Italia ironica saluta ‘Bisteccone Galeazzi’
Aveva 75 anni e da tempo era ammalato gravemente
Condividi l'articolo: