La finanziaria prossima al voto rilancia sulla crescita ma le insoddisfazioni sono molte. Il rapporto coi partiti è stato regolato seguendo la regola: a tutti un po’. Si scontenta tutti ma ciascuno potrà rivendicare un risultato pallido. Quota 100 è stata cancellata, rimandata la riforma delle pensioni. Anche il reddito di cittadinanza non è stato fortemente ridimensionato o addirittura cancellato, ma solo riveduto e corretto. Scarsi gli otto miliardi perché gli italiani se ne accorgano. Come sempre succede le riforme sono rimandate.
Coi finanziamenti europei arriveranno gli interventi programmati ma insieme ci troveremo più indebitati di circa 23 miliardi. Le risorse del Pnrr, e con loro le riforme che ne debbono favorire l’effetto di crescita per il nostro paese, non sono sufficienti a guardare con ottimismo quel che ci attende. Si prevedono risorse per la formazione. Un miliardo e mezzo per gli istituti tecnici, 600 milioni per l’alternanza scuola-lavoro, quattro miliardi nuove infrastrutture finalizzate all’occupazione femminile. Ed è il sostitutivo per le politiche attive sulla legge di bilancio.
C’è un anticipo di riforma fiscale: il taglio dell’Irpef si sostanzia col passaggio da cinque aliquote a quattro, e la modifica delle detrazioni. La riforma è finanziata in disavanzo. La conseguenza sarà un maggiore debito.
Si debbono prevedere, in più, le coperture che vadano a coprire i tagli strutturali previsti, quindi tagliare le spese o alzare le tasse. L’idea di fondo rimane quella di dare una pausa al ceto medio cercando così di rilanciare i consumi. Inutile, in questo quadro, piangere per il fatto che la politica abbia bocciato l’idea di Draghi che voleva dare un contributo di solidarietà per il caro-bollette che si prevede. Si è temuto prevalesse la regola di togliere ai ricchi per dare ai poveri e questo è riprovevole per la maggior parte della classe parlamentare.
In questa situazione data non deve apparire un sostegno ai lavoratori disagiati lo sciopero generale proclamato da Cgil Uil. Però non dissero niente per Quota 100 che ha alzato il picco della spesa previdenziale allontanando la staffetta generazionale. Sul reddito di cittadinanza che creava nuove diseguaglianze tanto che andava ridimensionato o cancellato.
Ci sono gli elementi per considerare questa stagione di Mario Draghi già al naturale tramonto per l’insoddisfazione che lascia sui suoi risultati. Ed è forse per questa capacità di lasciare un po’ tutti insoddisfatti e nessuno in strenua opposizione che riuscirà a fare il presidente della repubblica.