Davanti a un dicembre che ha segnato un altro buco nero nelle immatricolazioni di auto nuove (a -27,5% rispetto allo stesso mese del 2020), grossa delusione serpeggia tra gli addetti ai lavori e tra i papabili clienti, interessati alla mobilità verde che al momento sta diventando non sostenibile dal punto di vista economico. Il Governo ha infatti cancellato dalla manovra qualsiasi incentivo per l’acquisto di auto elettriche e ibride, ancora troppo costose per la maggior parte della gente. Certo, si vuole una svolta green nella mobilità ma si adottano misure “una tantum” con fondi esigui che si esauriscono in breve tempo. Eppure la richiesta di vetture a basso impatto ambientale cresce, se è vero, come dicono i numeri, che nel corso del 2021 il segmento delle auto elettriche al 100% ha intercettato una quota di mercato pari al 4,6%, mentre quello delle ibride si è attestato al 4,7%. Situazione ottimale, raggiunta però grazie agli incentivi dello Stato. Adesso che questi sono scomparsi e che continua la lunga crisi di mancanza di componenti per tutto l’automotive, con conseguenti scarsi arrivi di macchine nuove negli showroom, il mondo delle concessionarie è in allarme. E all’orizzonte incombe per i lavoratori del settore un sempre maggiore ricorso agli ammortizzatori sociali che, certo, non cambiano le carte in regola dello stato corrente, cioè si immatricolano sempre meno macchine.
Voglia di auto verdi, ok, ma senza pesare troppo sul portafoglio
Il discorso dei costi non è irrilevante, in questo contesto. Noi cittadini, sfiancati dalle giuste richieste di non contribuire a peggiorare la non ottimale aria che respiriamo, vorremmo proprio “fare la nostra parte”, comprare le auto non inquinanti. Anche perché nel nostro paese ci sono ancora in giro circa 13 milioni di veicoli inquinanti con un parco macchine vecchiotto di oltre 10 anni. E lo Stato ha stabilito, attraverso il suo Comitato interministeriale per la Transizione ecologica, che entro il 2035 in Italia saranno ko le immatricolazioni di auto con motore termico. Però, in questa prospettiva, bisogna considerare che, come si sa, i redditi degli italiani non se la passano bene, e acquistare macchine ibride e meno che mai elettriche è un azzardo cui è difficile abbandonarsi, soprattutto in questi tempi di incertezze legate in buona parte all’espansione dei contagi.
Una domanda poi sorge spontanea, come diceva un tempo qualcuno: il futuro sarà solo elettrico, tra prezzi alle stelle e possibilità di ricarica da colonnine in numero molto molto basso praticamente ovunque nel territorio italiano? Non si ha notizia che lo Stato stia incentivando le infrastrutture idonee.
E allora? Stiamo diventando schiavi della tecnologia elettrica non sapendo poi bene come smaltire le relative batterie che fanno marciare le quattro ruote?
Neutralità tecnologica d’accordo, ma servono gli strumenti
Ci si sta rendendo conto che la neutralità tecnologica non la si potrà raggiungere in tempi brevi e soprattutto non affidandosi a una sola tecnologia, che sia davvero pulita al 100% e sostenibile da ogni punto di vista, perché, forse non è stato sottolineato abbastanza, l’elettricità usata per le macchine elettriche genera comunque anidride carbonica. E cosa c’è altro, oltre all’elettrico? Non sarà la multi-tecnologia a dover per forza di cose caratterizzare il nostro futuro a impatto zero? Già da tempo uno dei produttori di autovetture, la Toyota, sta sperimentando ulteriori soluzioni, complementari all’elettrico a batteria, come possono essere le celle a combustibile di idrogeno (materiale, questo, interessante e che si sta utilizzando pure come base per i carburanti sintetici). Assieme ad altri produttori della parte orientale del mondo (perché noi no?), Subaru, Mazda, Kawasaki,Yamaha, sta sviluppando combustibili alternativi per motori endotermici, nella convinzione che persino il diesel possa diventare rinnovabile e bio. Questa non è una novità, se realizzato con materie prime sostenibili a base di vegetali. Non è fantascienza, ma una realtà in evoluzione. Obiettivo: un mondo più pulito, senza pesare sulle tasche dei cittadini.