L’ultimo allarme è quello del Centro Studi di Uninmpresa: la chiusura delle moratorie, per via della fine dei finanziamenti concessi dalle banche, in base al Decreto Legge Cura Italia nel 2020, all’indomani del terremoto Covid, potrebbe portare a un concreto rischio crac per 700mila aziende in tutto il Paese (esattamente 694.894), con una disfatta dal peso di oltre 27 miliardi di euro.
Il possibile scenario è legato al fatto che la moratoria si è conclusa lo scorso 31 dicembre e al momento, dopo un bel po’ di giorni, ancora non ci sono notizie per un eventuale suo rinnovamento. Questo per evitare, così dicono gli esperti, la procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia per “aiuto di Stato illegittimo”. Ma la sofferenza delle aziende è un fatto tangibile che rende incerta la loro stessa sopravvivenza. Grazie al paracadute dello Stato, sono stati erogati prestiti garantiti a 2,5 milioni di soggetti per un importo complessivo di 220,5 miliardi: di questi 22,9 miliardi, erogati a 1,1 milioni di soggetti (piccole imprese e partite Iva) sono operazioni fino a 30mila euro, mentre i restanti 197,5 miliardi sono relativi a crediti di importo superiore, erogati a 1,4 milioni di soggetti (in prevalenza medie imprese).
Inoltre, a giugno, scade la norma sulle garanzie pubbliche per nuovi finanziamenti. Insomma, sommato questo all’esplosione dell’inflazione, all’aumento dei prezzi, alla penuria di materie prime, le prospettive per il 2022 restano assolutamente instabili.