Incassavano l’imposta sulla pubblicità e sulle affissioni pagata dai cittadini senza far risultare parte dei soldi nella contabilità societaria. Peccato che quelle somme “in nero”, anziché essere riversate nelle casse degli Enti pubblici, venivano prelevate dal conto corrente della società e dirottati su conti personali.
E’ andata avanti così per 4 anni nel periodo compreso tra il 2011 e il 2014, ma oggi è arrivato il conto da pagare per Daniele Santucci, 73enne originario di Milano ed ex Presidente del Cda di Aipa Spa, l’Agenzia Italiana Per le Pubbliche Amministrazioni in liquidazione travolta da un crac milionario ai danni di centinaia di Comuni italiani.
Con la sentenza numero 27 – CLICCA E LEGGI LA SENTENZA– depositata lunedì 20 febbraio la Corte dei Conti ha condannato Santucci al risarcimento di un danno pari a 48.739 euro e 17 centesimi a favore di 9 Comuni, tre della provincia Nordest di Roma, tre dell’area Prenestina e due del viterbese, che avevano affidato l’attività di riscossione all’Aipa Spa, nel 2011 la seconda più importante agenzia di riscossione a livello nazionale dopo Equitalia.
I giudici contabili hanno stabilito che l’ex Presidente del Cda di Aipa dovrà rimborsare al Comune di Guidonia Montecelio una somma pari a 9.712,68, a quello di Nerola 5.179,21 e a favore del Comune di Sant’Oreste la somma di 311 euro.
Il manager dovrà versare inoltre 1.977,04 al Comune di San Cesareo, 17.758 a Palestrina e 6.171,19 a Lanuvio.
Il danno da risarcire al Comune di Nepi ammonta a 4.865,05 mentre quello al Comune di Tuscania è pari a 1.368 euro.
Lo scandalo Aipa esplose a livello nazionale nel 2015, quando la Guardia di Finanza con un’indagine certosina scandagliò due conti correnti aperti presso la Unipol Banca, filiale 77 di Varese e la “Barclays Bank” di Milano, formalmente intestati alla società di riscossione ma in realtà del tutto estranei alla contabilità aziendale. Sui conti infatti affluivano solo le somme riscosse a titolo di imposta comunale sulla pubblicità per conto dei Comuni e sui quali operava, per finalità esclusivamente personali, Daniele Santucci.
In poche parole, i contribuenti pagavano e lui incassava i soldi.
L’ex Presidente di Aipa è stato condannato per peculato a 3 anni e 4 mesi con rito abbreviato.
Santucci ha ammesso di aver manomesso il sistema informatico della società per creare le provviste in nero poi dirottate su due banche. Soldi della società fatti sparire dalla contabilità ordinaria e riapparsi su conti correnti personali mediante prelievi di danaro contante, assegni circolari o bonifici.
Per gli stessi motivi Daniele Santucci è stato più volte condannato dalla Corte dei conti nel 2017 in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e in altre Regioni italiane.