La concessione è scaduta da quindici anni, per questo lo Stato vuole rientrare in possesso di uno dei monumenti più importanti della città. Ma all’interno opera uno tra i migliori ristoranti di Tivoli nei confronti del quale due anni fa l’Agenzia del Demanio ha emesso un’ordinanza di rilascio dell’immobile.
Un’ordinanza legittima, secondo il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio.
E’ quanto emerge dalla sentenza numero 4434 – CLICCA E LEGGI LA SENTENZA - pubblicata lunedì 13 marzo: col verdetto di primo grado i giudici amministrativi hanno respinto il ricorso finalizzato ad annullare il provvedimento di rilascio presentato dalla “Taverna della Rocca”, nota anche come “Ristorante Incannucciata”, il rinomato locale di piazzale delle Nazioni Unite ubicato dal 1870 all’interno dello Stallone degli Estensi.
Si tratta di un edificio risalente al 1600 annesso al complesso delle Scuderie Estensi e della Rocca Pia, un immobile vincolato per interesse storico ed artistico e appartenente al Demanio Pubblico dello Stato che il 20 dicembre 2002 era stato concesso in affitto per sei anni non rinnovabili alla “Taverna della Rocca di Severino Camilli & C. sas”.
Il 17 agosto 2021 il ristoratore tiburtino si era visto notificare dall’Agenzia del Demanio un’ordinanza di rilascio dello Stallone degli Estensi, per questo Camilli aveva dato mandato al suo legale, l’avvocato Luca Giusti di Roma, di fare opposizione davanti al Tar per continuare l’attività di ristorazione.
Tuttavia i giudici hanno rigettato le censure del ristorante sulla presunta incertezza riguardante la titolarità dello Stallone degli Estensi, chiarendo che l’immobile è in capo all’Agenzia del Demanio con la quale la “Taverna della Rocca” stipulò il 20 dicembre 2002 la concessione scaduta il 19 dicembre 2008.
Nella sentenza il Tar evidenzia inoltre che Severino Camilli ha dichiarato che la società occupa alcuni locali demaniali dello Stallone dal primo maggio 1989 e di aver richiesto il 2 luglio 2002 l’assenso per la concessione previo versamento delle indennità di occupazione pregresse, quantificate dalla stessa Agenzia del Demanio in 34.974 euro e 87 centesimi, di cui 19.974,87 versati contestualmente alla stipula.
Insomma, a parere del Tar, la società conosceva benissimo la natura demaniale dei locali occupati sine titulo.
Tanto più che – si legge in sintesi nella sentenza – anche Severino Camilli e il suo tecnico di fiducia presero parte al sopralluogo effettuato il primo luglio 2021 dall’Agenzia del Demanio insieme alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, ai funzionari comunali dei Settori Urbanistica, Patrimonio e Lavori Pubblici ed agli agenti della Polizia Locale di Tivoli.
Secondo i giudici, la risoluzione del rapporto concessorio e l’occupazione sine titulo dei locali da parte della “Taverna della Rocca”, ha legittimato l’Agenzia del Demanio ad intervenire in via autoritativa per rientrarne in possesso a prescindere dall’iniziale tolleranza.
Tolleranza durata ben 13 anni che non rappresenta, comunque, alcuna posizione di diritto o di interesse legittimo per il ristorante.
Raggiunto telefonicamente, Severino Camilli ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato.
Il Tar ha condannato la “Taverna della Rocca” a rimborsare 2.500 ciascuno all’Agenzia del Demanio e al Comune di Tivoli per le spese di lite.