TIVOLI – Nega l’accesso agli atti al cittadino, dirigente comunale assolto

Secondo il Tribunale di Tivoli il fatto non sussiste

Una cittadina aveva richiesto tutti i documenti possibili che riguardavano le opere realizzate dai vicini, ma lui glieli aveva rifiutati.

Per questo Daniele C., 40enne di Tivoli, ex responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Poli, attualmente presso il Comune di Fonte Nuova, si era ritrovato imputato con l’accusa di omissione di atti d’ufficio. Un’ipotesi di reato in realtà aleatoria: così ieri, mercoledì 15 marzo, il Tribunale di Tivoli lo ha assolto perché il fatto non sussiste.

Il Collegio presieduto da Nicola Di Grazia – a latere i giudici Sergio Umbriano e Matteo Petrolati – hanno condiviso la richiesta della stessa Procura che dopo 5 anni di processo si è convinta dell’innocenza del funzionario pubblico.

La vicenda risale al 2016, quando Francesca T., una 53enne di Poli costituitasi parte civile nel processo, aveva denunciato il responsabile dell’Ufficio Tecnico per omissione di atti d’ufficio. Secondo la donna, Daniele C. avrebbe omesso di consegnare le copie di documenti amministrativi richiesti il 24 settembre 2016 e sollecitati l’11 ottobre 2016 per motivi di giustizia.

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La 53enne, infatti, era “in guerra” coi vicini in un procedimento civile finalizzato ad accertare le cause del crollo di un muro divisorio delle rispettive proprietà.

In particolare, Francesca T. aveva richiesto le copie della concessione edilizia in sanatoria rilasciata ai confinanti, oltre all’autorizzazione allo smaltimento delle acque reflue, l’autorizzazione col nulla osta idrogeologico allo sbancamento per portare fuori terra il piano seminterrato, l’autorizzazione per realizzare due portici al piano terra e al piano seminterrato, infine l’autorizzazione della legnaia costruita a una distanza non conforme dal muro divisorio.

Secondo l’accusa, il dirigente non avrebbe risposto per esporre le ragioni del ritardo e della mancata consegna degli atti, ma il Tribunale di Tivoli ha condiviso la tesi dell’avvocato David Bacecci, difensore dell’imputato.

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Siamo soddisfatti che dopo sette anni sia stato riconosciuto quanto sostenevamo fin dalle indagini preliminari – spiega il legale – A fronte di un’attività istruttoria, l’Ente aveva ritenuto che non fosse dovuto l’accesso ai documenti nel bilanciamento dei diversi interessi, tanto più che i confinanti avevano espresso parere contrario.

Inoltre, per mero errore, il mio assistito non aveva comunicato ufficialmente il diniego che aveva però anticipato verbalmente”.

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