La strada ce l’aveva nel sangue, la divisa nel Dna.
Massimo Calabrese, assistente capo della Polizia Stradale di Tivoli, fu investito e ucciso l’11 agosto 2010 ad un posto di blocco sulla via Maremmana da una 27enne romena che conduceva l’auto parlando al cellulare.
Oggi, giovedì 30 novembre, gli uffici della Sezione di via Valeria numero 3 diretta dal Comandante Piero Ferrara, sono stati intitolati al poliziotto medaglia d’argento al valor civile.
Massimo Calabrese aveva 41 anni e viveva a Villanova di Guidonia insieme alla moglie Anna Maria e alla figlia Isabella, all’epoca ancora bambina.
Sempre a Villanova, nella chiesa di San Giuseppe Artigiano, il 13 agosto 2010 gli furono tributati i funerali di Stato alla presenza delle autorità militari e civili.
Quel tragico pomeriggio dell’11 agosto di tredici anni fa Massimo Calabrese era insieme ad un collega impegnati in un posto di blocco al chilometro 1,800 della via Maremmana inferiore, a Villa Adriana.
Verso le 17,50 i poliziotti avevano fermato la volante in un tratto rettilineo e a doppia corsia in direzione del casello autostradale, a 2 metri dalla linea esterna che delimita la carreggiata.
Gli agenti avevano fermato la Ford Kuga condotta da un quarantunenne di Labico per un sorpasso azzardato. Il tempo di stilare il verbale appoggiato al cofano della volante e Calabrese si era avvicinato al finestrino di guida dov’era seduto il collega.
All’improvviso una Fiat Grande Punto condotta da una romena di 27 anni residente a Campolimpido piombò contro la volante, travolgendo Calabrese e trascinandolo per oltre 25 metri.
Nell’impatto rimase ferito anche l’automobilista fermato e la volante riportò alcuni danni.
Le indagini accertarono che la 27enne romena telefonava al cellulare mentre guidava e perse il controllo dell’auto che finì fuori strada spezzando la vita di Massimo Calabrese.