TIVOLI – Cartiere, la Procura dissequestra gli impianti: si riaccendono le speranze per i lavoratori

Giovedì scorso l'azienda aveva avviato i licenziamenti per 47 operai

Sono stati dissequestrati stamane, giovedì 8 febbraio, i due macchinari della linea di produzione della cartiera di via Tiburtina 156, a Ponte Lucano, frazione del Comune di Tivoli.

Gli impianti erano fermi dal 18 dicembre 2023, giorno in cui al termine di un blitz gli agenti della Polizia Provinciale di Tivoli e i Carabinieri Forestali del Nipaaf di Roma avevano messo i sigilli ai macchinari a causa dell’ipotizzato sversamento delle acque reflue non depurate nel fiume Aniene (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

Questa mattina sono stati gli stessi agenti della Città Metropolitana di Roma Capitale a notificare alla “Industria Cartaria Tivoli Srl”, la società che da dicembre 2020 gestisce la cartiera di Ponte Lucano, il decreto di dissequestro ordinato dalla Procura di Tivoli a seguito dell’istanza dei legali dell’azienda, gli avvocati Fabio Frattini di Tivoli e Paolo Becatti di Roma.

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“Siamo soddisfatti e certi che da ora in poi si andrà verso una modernizzazione e implementazione dello stabilimento”, commentano i due avvocati.

La notizia potrebbe scacciare lo spettro della perdita del lavoro per 47 dipendenti con mansione di operai nei confronti dei quali lo scorso giovedì primo febbraio la “Industria Cartaria Tivoli Srl” ha avviato la procedura di licenziamento (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

L’azienda aveva messo in ferie anticipate i 71 dipendenti dal 18 dicembre 2023, giorno del blitz e del sequestro dei macchinari della linea di produzione.

Sempre dal 18 dicembre 2023 i lavoratori avevano richiesto la Cassa Integrazione, richiesta ribadita negli incontri dei Rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil coi vertici della “Industria Cartaria Tivoli Srl”.

“In ordine all’adozione di misure alternative al licenziamento – aveva spiegato giovedì scorso la “Industria Cartaria Tivoli Srl” in una nota al quotidiano on line della Città del Nordest Tiburno.Tv – si sottolinea che non potendo accedere a nessuno degli ammortizzatori sociali di natura conservativa, in quanto le causali di intervento non contemplano le motivazioni che hanno determinato la cessazione dell’attività produttiva, si è reso necessario procedere con un licenziamento collettivo per non aggravare la situazione aziendale.

Nonostante sia ferma da quasi due mesi, infatti, l’azienda è comunque ad oggi riuscita a garantire il pagamento dello stipendio e della 13esima mensilità ai lavoratori ed ha inoltre posto in essere una serie di misure e di interventi finalizzati alla definitiva risoluzione del fermo produttivo”.

 

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