TIVOLI – Cartiere sequestrate, arrivano i licenziamenti collettivi per gli operai

Stabilimento fermo dal 18 dicembre dopo il blitz di Polizia provinciale e Carabinieri Forestali

Da un mese e mezzo chiedevano la cassa integrazione per scacciare lo spettro della perdita del lavoro (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

Ma quella paura ora è realtà, almeno per la maggior parte dei 71 dipendenti in organico.

La “Industria Cartaria Tivoli Srl”, la società che da dicembre 2020 gestisce la cartiera di via Tiburtina 156, a Ponte Lucano, ha avviato la procedura di licenziamento per 47 dipendenti con mansione di operai.

La comunicazione è arrivata nella serata di giovedì primo febbraio al termine di un incontro tra l’azienda, i rappresentanti dei lavoratori (Rsu) e le Organizzazioni sindacali.

L’azienda aveva messo in ferie anticipate i dipendenti dal 18 dicembre 2023, giorno in cui al termine di un blitz gli agenti della Polizia Provinciale di Tivoli e i Carabinieri Forestali del Nipaaf di Roma avevano sequestrato due macchinari della linea di produzione (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

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Su mandato della Procura di Tivoli, gli investigatori avevano setacciato la cartiera da cima a fondo per verificare se le acque reflue non depurate fossero ancora sversate nel fiume Aniene, come ipotizzato in una precedente perquisizione ad ottobre 2023.

Sempre dal 18 dicembre 2023 i lavoratori chiedevano la Cassa Integrazione, richiesta ribadita anche nell’incontro dei Rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil coi vertici della “Industria Cartaria Tivoli Srl”, tenutosi lo scorso venerdì 26 gennaio, presso lo stabilimento di Ponte Lucano.

“In ordine all’adozione di misure alternative al licenziamento – spiega la “Industria Cartaria Tivoli Srl” in una nota al quotidiano on line della Città del Nordest Tiburno.Tv – si sottolinea che non potendo accedere a nessuno degli ammortizzatori sociali di natura conservativa, in quanto le causali di intervento non contemplano le motivazioni che hanno determinato la cessazione dell’attività produttiva, si è reso necessario procedere con un licenziamento collettivo per non aggravare la situazione aziendale.

Nonostante sia ferma da quasi due mesi, infatti, l’azienda è comunque ad oggi riuscita a garantire il pagamento dello stipendio e della 13esima mensilità ai lavoratori ed ha inoltre posto in essere una serie di misure e di interventi finalizzati alla definitiva risoluzione del fermo produttivo”.

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