GUIDONIA – Sfrattati da casa per lasciarla alla ex del figlio, sit-in di protesta

Accanto a Gabriele e Lucia, tanti cittadini e l’associazione per gli Uomini Vittime di Violenza

“Quella della famiglia Delle Monache è la storia assurda di due anziani e invalidi di Guidonia Montecelio che, a breve, saranno costretti ad abbandonare la loro casa di proprietà, dentro la quale vivono da sempre, perché un giudice l’ha assegnata in via esclusiva alla ex compagna di loro figlio.

È una ingiustizia sociale, che certamente peserà su tutta la comunità cittadina, e che non possiamo accettare supinamente.

Saremo pronti a dare battaglia, in tutte le sedi giudiziarie ed istituzionali, per tutelare il sacrosanto diritto a poter vivere serenamente dentro la propria casa, simbolo della famiglia e del focolare domestico”.

A parlare così è Alessandro Messa di Guidonia, consigliere comunale della Lega di Guidonia Montecelio a sostegno di Gabriele Delle Monache e Giuseppina “Lucia” Ioannone, gli anziani coniugi di 70 e 65 anni che a breve potrebbero essere costretti a lasciare la propria casa alla ex compagna del figlio.

Per questo ieri pomeriggio, venerdì 15 marzo, davanti alla palazzina della famiglia Delle Monache si è tenuto un sit-in per proteggere l’abitazione costruita mattone su mattone nella zona residenziale di Pichini, a Guidonia Montecelio, e dove la coppia abita dal 1984.

La partecipazione è stata cospicua, a partire dai parenti più stretti, agli amici, politici come Maurizio Massini, coordinatore di Forza Italia a Guidonia Montecelio, e l’associazione LUVV (Lega Uomini Vittime di Violenza), nella persona del presidente, Rita Fadda.

“La casa non si tocca, si tutela”, recita il cartello imbracciato da Lucia.

“Un’abitazione è fatta di muri e travi, una casa è costruita con amore e sogni”, si legge sul cartello tenuto da Gabriele.

Ieri pomeriggio la coppia di anziani ha raccontato al quotidiano on line della Città del Nordest Tiburno.Tv la loro storia d’amore iniziata 40 anni fa al secondo piano della loro palazzina di famiglia.

È qui che iniziano la loro vita coniugale ed è qui che nascono i loro due figli, Francesca la primogenita di 36 anni e Alessandro, di 34.

Una famiglia semplice con una vita normale, che vede crescere i bambini e trasformarsi in adulti, con Francesca che si sposa nel 2015 ed Alessandro che va a vivere in affitto con la sua compagna.

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Stando al racconto degli anziani coniugi, le cose si complicano quando Alessandro e la compagna affrontano alcuni problemi con il pagamento del loro affitto, trasferendosi nella casa di Gabriele e Lucia.

È qui che la giovane coppia dà alla luce la loro bambina, nel 2018, regalando la gioia di una nipotina a Gabriele e Lucia.

Ma nel 2023 il rapporto tra Alessandro e la compagna finisce di comune accordo e lei si trasferisce dalla mamma insieme alla bambina.

Dopo la separazione, in via legale, viene proposto alla ex compagna un assegno di mantenimento con una quota destinata all’eventuale affitto di una nuova abitazione, ma la donna rifiuta, chiedendo a sua volta che le venga assegnata la casa dei genitori di Alessandro.

Quella casa costruita con tanti sacrifici, sia fisici che economici, da Gabriele su un terreno appartenente a suo padre, gli vuole ora essere strappata via, nonostante i due coniugi siano malati e, da parte di Lucia, titolari di 104, certificata al 90%.

Il Tribunale di Tivoli, in sede giudiziale, riconosce infatti l’assegnazione dell’immobile alla donna.

Così ora Gabriele e Lucia si ritrovano con uno sfratto esecutivo che doveva essere eseguito il 28 Dicembre 2023, ma che poi è stato fermato in extremis a seguito del ricorso presentato dal loro legale, l’avvocato Rita Ronchi.

Richiesto un riesame del caso, a seguito di irregolarità nei tempi di inscrizione del ricorso, la sentenza di assegnazione è stata riconfermata e l’incubo è ricominciato.

Le parole di chi non vuole mollare

La coppia di anziani ha dato prova di grande forza di animo, concedendosi a un’intervista mirata a sensibilizzare le persone, affinché tutto questo non passi inosservato.

Gabriele e Lucia, che cosa rappresenta per voi questa casa?

Lucia: “Sono quaranta anni che viviamo qui… il 27 aprile sono ben quaranta anni che siamo sposati. Gabriele ha costruito questa casa, ed è qui che siamo venuti dopo le nozze.

Qui abbiamo avuto la prima figlia, il primo figlio. qui la prima figlia si è sposata. Questa casa per noi ha un grande valore, non solo economico, ma soprattutto sentimentale”.

Gabriele: “Su questa casa abbiamo speso tanta fatica. Io l’ho costruita, su un terreno che apparteneva alla mia famiglia, e con l’aiuto di mio padre.

Per questo siamo adirati: con questa prepotenza ci si sta intromettendo in una storia appartenente alla mia famiglia da più di 60 anni”.

Com’è l’animo in casa? Siete spaventati da quello che potrebbe succedere?

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Lucia: “Assolutamente no. Non abbiamo paura, siamo arrabbiati. Reputo tutto questo un atto di grande cattiveria, come ringraziamento per la nostra bontà e disponibilità.

Siamo entrambi vecchi, e se dovessero cacciarci non avremmo più un posto dove stare, ma non abbiamo paura di quello che succederà, perché se la legge farà il suo lavoro, dimostrerà che tutto questo è solo un atto di grande prepotenza”.

Gabriele: “Abbiamo solo paura di uscire di casa insieme, temendo di trovare qualche inconveniente al nostro ritorno”.

Lucia: “E’ un anno che non possiamo più uscire insieme. O esco io o esce Gabriele, siamo costretti rimanere in casa… ci hanno messo ai domiciliari!”.

Cosa sperate di ottenere con questa manifestazione?

Gabriele: “Giustizia, questo è tutto quello che chiediamo: un pò di luce su questa nostra situazione, affinché qualcuno possa aiutarci.

Siamo vecchi ormai, se succedesse qualcosa alla nostra casa finiremmo in mezzo alla strada”.

Lucia: “Vogliamo smuovere qualcosa… o qualcuno. Tutti devono sapere cosa ci sta succedendo, e le prepotenze che ci sono state fatte.

Ci hanno minacciato di portarci via di forza, di chiamare le forze dell’ordine se non avessimo accettato questo sfratto. ‘Signora, un giorno la donna che le fa causa entrerà nella sua casa, da sola o con un uomo, e lei non potrà fare nulla… se non lasciarle ciò che le spetta’, queste sono state le parole che mi sono sentita dire in questi ultimi mesi… non le dimenticherò mai.

Io sono una mamma, non posso accettare una minaccia del genere: chiediamo, insieme, giustizia”.

“Il capolavoro dell’ingiustizia è di sembrare giusto senza esserlo.” (Platone, “La Repubblica”, libro II)

Matteo Somma

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