L’arte lo ha affascinato fin da bambino e già all’epoca iniziò a collezionare monete, francobolli e orologi.
Pezzi unici come quelli che oggi lui stesso realizza per essere acquistati tramite Gallerie d’arte dedicate al gioiello e Case d’aste come Bonhams.
Francois Santo, 44enne designer di gioielli noto in tutto il mondo: originario di Villa Adriana, dal 2010 vive in Australia
Francois Santo ha 44 anni, è originario di Tivoli e da 14 vive a Sidney in Australia, dove nel 2017 ha fondato la Compagnia “Santo”, specializzata nella creazione di gioielli tanto da attrarre l’attenzione di riviste e libri del settore come “VO+” ed il “Trend Book” di Vicenza, fino a collaborare con marchi di alta moda come Carla Zampatti.
Un’attività che nella sua famiglia si tramanda di generazione in generazione.
Il padre Oliviero era il titolare della gioielleria “24 Carati” a Villa Adriana ed è lì che Francois fu esposto fin dalla tenera età all’intensità delle gemme preziose, alle tecniche uniche per modellare, cesellare e scolpire metalli preziosi al fine di creare ornamenti personali.
Francois Santo lavora anche nell’alta moda
Scuole elementari a Villa Adriana, scuole medie iniziate nel suo quartiere e terminate alla “Leonardo da Vinci” di Guidonia, Francois ha proseguito gli studi sempre a Guidonia diplomandosi ragioniere presso l’Istituto tecnico “Leonardo Pisano”.
Già all’epoca ai conti matematici Francois preferiva l’arte.
Così all’età di 16 anni ha iniziato a trascorrere i pomeriggi nella bottega dello zio orafo a Gallicano nel Lazio, traendo ispirazione e alimentando la sua innata curiosità per la storia dei gioielli, ma soprattutto imparando a disegnare, progettare e lucidare pietre, a fare propria l’arte dell’incisione ornamentale e della fusione di metalli preziosi per creare differenti leghe.
Tre anni di apprendistato, dopodiché Francois ha spiccato il volo, collaborando con il rinomato incastonatore-incisore-smaltatore e pittore italiano, Elvio Sorrentino, nel suo studio vicino al Colosseo di Roma, sviluppando competenze nell’arte dell’incastonatura di diamanti e pietre preziose e dell’antica tecnica dello smalto cloisonné, tecnica risalente all’antico Egitto faraonico.
Una delle creazioni di Francois Santo che gli è valso il riconoscimento
Un corso presso lo storico “Istituto d’Arte Ornamentale di San Giacomo” a Roma e all’età di 26 anni Francois Santo ha ricevuto il suo primo premio accademico al prestigioso “Desideri Preziosi”, una della più importante mostre in Italia nella promozione dell’arte del design dei gioielli con 62 orafi in gara.
Trasformando i suoi disegni a matita in realtà, i progetti di Francois sono gioiosi tributi alla flora, alla fauna e alla mitologia antica, onorando episodi storici romani e greci e incarnando l’essenza spirituale di ogni pietra preziosa.
Un estro notato dal famoso artista-architetto Jean Claude le Swiss per creare una collezione su misura di grande successo che è stata esposta presso il prestigioso show room “Piazzetta del Principe” a Porto Cervo.
Un’altra creazione dal catalogo del designer originario di Tivoli
Da ragioniere a disegnatore di gioielli: chi è Francois Santo?
Mah, diciamo che rimane sempre molto complicato auto definirsi.
Credo che tra le principalli connotazioni del mio carattere ci sia sicuramente molta curiosità, espressa nella ricerca di conoscenza culturale e pratica, una vena artistica che permette di visualizzare ed apprezzare volumi e linee stilistiche nel design e sicuramente una determinazione quasi rigorosa che è in linea più con studi matematici che con quelli classici.
In passato fui definito un “un poeta-sognatore avvolto/intrappolato in una mente ingegneristica”.
Forse è vero.
La Compagnia “Santo” di Sidney è nota in tutto il mondo
Da bambino cosa sognavi di diventare?
Da bambino sognavo di divenire un collezionista d’arte. Collezionavo monete straniere, antiche, banconote, francobolli e vecchi orologi. Praticamente tutto ciò che ritenevo avesse un passato ed una storia. Ero già molto attratto dai gioielli che incontravano i miei occhi nello studio di gioielleria di famiglia.
Come ti definisci?
Curioso, attento, passionale, intenso, rispettoso, forse simpatico o almeno adoro ridere in buona compagnia.
Uno dei tanti gioielli realizzati da Francois Santo
Tre generazioni di creatori di alta gioielleria, il destino era già segnato?
Sicuramente l’ambiente in cui cresciamo ci dà la possibilità di essere esposti a molta conoscenza ed esperienza.
Non credo sia un percorso però prestabilito.
Diciamo che è stato un connubio di manualità, interesse personale e sicuramante un contesto molto stimolante, consistente di pietre preziose e tecniche di lavorazione ed incisione di metalli.
A quando risale il tuo primo contatto con l’oreficeria?
Se parliamo di contatto visivo ed apprezzamento, probabilmente intorno ai 5 anni.
Durante una visita a mio zio paterno, ricordo di avere visto un anello a sigillo con incisioni molto elaborate su cui stava lavorando ed aver sentito un’attrazione immediata, come aver visto un tesoro da custodire.
Ero completamente affascinato.
Forse mi innamorai della gioielleria proprio in quel momento.
Cosa ha rappresentato lavorare all’interno della bottega di famiglia?
Lavorare nel laboratorio di famiglia mi ha dato l’opportunità di conosce ed approfondire tecniche per il disegno, la costruzione, incisione, incastonatura di pietre preziose e creazione del gioiello.
Era una vera e propria bottega di stile rinascimentale in cui si risolvevano tutte le problematiche relative alla creazione dell’oggetto finito.
Diciamo che era uno spazio in cui la mente non aveva riposo, un ambiente veramente stimolante.
Quando hai capito che questa passione sarebbe diventata il tuo futuro lavoro?
Intorno ai 17 anni. Facevo già piccoli lavoretti per mio zio da quando ne avevo 14 anni.
Lucidature, messe a misura di anelli e piccole riparazioni varie. Ma all’inizio era semplicemente per avere qualche soldo in più nel weekend.
Ma presto mi sorpresi a spendere quello che guadagnavo più la “paghetta settimanale” in libri di gioielleria ed a passare il sabato pomeriggio davanti le vetrine delle gioiellerie del centro ad analizzare e capire come riprodurre un certo stile anziché un altro.
Elvio Sorrentino: che tipo di uomo era e cosa ricordi della collaborazione con lui?
Sorrentino era un faro di saggezza nella gioielleria artistica della Capitale.
Un vero Leonardo dei giorni nostri. Artista orafo e pittore.
Grazie a lui ho ampliato ed approfondito la tecnica orafa della scultura a cera persa, incastonatura di diamanti, e l’antica tecnica dello smalto a fuoco. Elvio era semplicemente un vero artista. Elegante nei modi, gentiluomo, molto corteggiato dalle donne, leggermente taciturno con un acuto senso dell’umorismo.
I principali argomenti di cui parlava erano
3. Arte, bellezza e sensualità femminile, e la combinazione di arte e bellezza femminile nelle sculture dei maestri rinascimentali ed il Canova.
All’età di 26 anni ti è stato assegnato, nell’antico tempio di Adriano a Roma, il tuo primo premio accademico: cosa ha significato per te?
Ricevere un riconoscimento come “Desideri Preziosi” è stata una conferma importante che mi ha spinto nella creazione di pezzi sempre più complessi e arditi.
Da cosa ti fai ispirare per le tue creazioni?
Natura e architettura (la quale a sua volta molto spesso si inspira a forme derivanti dal mondo della flora e fauna).
Credo fortemente che la natura e le sue forme abbiano un infinito archivio di linee e volumi da cui trarre inspirazione.
Naturalmente storia e mitologia rappresentano un altro elemento chiave nella narrativa delle mie opere.
Parlaci della tua collaborazione con l’artista-architetto Jean Claude le Swiss e dell’esclusiva creazione che avete realizzato.
Collaborare con Jean-Claude è stato coinvolgente e stimolante, avere due linguaggi creativi e narrativi provenienti da discipline apparentemente lontane come architettura e gioielleria contemporanea ha fatto sì che il punto di incontro desse vita a dei pezzi sculturali con una stilistica senza tempo.
Ho imparato molto da quella esperienza, soprattutto a rispettare attentamente il desiderio stilistico di un altro designer e far sì che si mescoli in maniera armoniosa con il mio in quello che è poi il risultatto finale.
Mi ha aiutato ad avere una creatività molto meno ermetica.
Come è stato lavorare nel mondo dei diamanti?
E’ un mondo molto più romantico di quel che si pensi. Ogni gemma è unica, con diverse inclusioni, tonalità di bianco e peculiarietà del taglio. Un po’ come noi, ognuno con il suo carattere.
Grazie alle pietre preziose ho iniziato a viaggiare molto. I primi viaggi ad Anversa furono un’esperienza elettrizzante. Ricordo sempre con affetto gli insegnanti dei corsi sui diamanti del GIA (Istutito gemmologico Americano) ed HRD (Hoge Raad voor Diaman-Diamond High Council).
La collezione a cui sei più affezionato?
Domanda complicata.
Sarebbe come chiedere chi è il mio figlio preferito, adoro tutti i miei pezzi. Conservo avidamente i ricordi delle sfide incontrate durante la creazione di ognuno di loro.
E detto tra me e te, c’è sempre un po’ di nostalgia nel venderli.
Devo però dire che la collezione che probabilmente più rappresenta il mio background culturale e nella quale continuo a sperimentare, con infinito divertimento è la collezione “Rinascimento”.
SANTO è la tua compagnia, che sogno c’è alla base di questo grande progetto?
L’obbiettivo di questo progetto è la ricerca di un assoluto estetico che possa essere un’estensione del mio desiderio creativo così come della personalità dei miei collezionisti.
Vedi, quando indossiamo un abito, un particolare orologio, o scegliamo di guidare un’auto anziché un’altra non facciamo altro che dare voce ai nostri accessori.
Raccontano una storia. Diventano parte della nostra narrativa.
Così fanno i nostri gioielli. Dicono a chi ci circonda chi siamo, se siamo amanti del vintage o di gusto estremamente contemporaneo per esempio.
Nel caso delle donne, se sono più riservate o estroverse, se hanno una personalità gioiosa o più taciturna. Vedo la mia compagnia quasi come una missione, il dover dare voce alle nostre personalità.
– Cosa ti ha spinto ad andare via dall’Italia e a trasferirti a Sydney?
Riassumendo il tutto in una parola, Amicizia. Andai a trovare un caro amico che si trasferì a Sydney dopo aver sposato una ragazza australiana. Il piano era null’altro che una vacanza di un paio di mesi.
Il piano non funzionò troppo bene, visto che sono qui da ormai 14 anni.
Appena arrivato fui affascinato dalla quantità di diverse culture che coesistono in Sydney, il che dà vita ad un ambiente di una grande apertura mentale.
Mi innamorai proprio della freschezza culturale di Sydney.
Cosa ti manca di Tivoli e Guidonia? Hai mai pensato di tornare? Perché?
Mi mancano sicuramente le amicizie ed il nostro senso dell’umorismo molto diverso da quello britannico di Sydney.
Con tutta la passione e l’amore che ho per l’Italia non vedo possibile però un ritorno.
Sarebbe come chiamare una ex per riprendere un rapporto che ha fatto il suo tempo. Trovo il futuro più interessante delle origini al momento.
La persona più importante della tua vita? E perché?
Da buon Italiano, mia madre, la quale mi ha sicuramente infuso con determinazione e risolutezza.
Il momento più difficile della tua vita?
Mah, sai ogni capitolo della nostra storia ha le sue difficoltà che sembrano al momento insormontabili, poi il tempo passa e ci si ride sopra.
Sicuramente la prassi di immigrazione in Australia è stato intenso dal punto di vista emozionale ed energetico. Non sapere se potessi prendere la cittadinanza Australiana, diciamo che mi ha tolto parecchie ore di sonno.
Qual’è il tuo mantra personale?
Il tempo è preziosissimo, non finire un solo giorno senza aver imparato qualcosa di nuovo del mondo che ti circonda. Continua a crescere.
Progetti a breve e a lungo termine?
Il calendario è molto denso.
A Settembre sarò a Vicenza per VicenzaOro, poi Cannes per una collaborazione durante la fiera nautica ed ad Ottobre sono stato invitato alla Fashion week di Roma.
Fashion e Ristorazione sono nei prossimi piani.
Siamo in procinto di lanciare la nostra linea in edizione limitata delle Borse gioiello e cinture con fibie in Argento e oro.
Sta inoltre prendendo forma un progetto a Sydney per un ristorante esclusivo, tavoli in cristallo con all’interno i nostri gioielli. Uno spazio interattivo dove soddisfare gli occhi con la bellezza ed il palato con gusti ricercati e raffinati.
Devo solo ricordare di “trovare attimi di nulla approfonditi sul divano”, come diceva Paolo Conte.