TIVOLI – A caccia nella Riserva col fucile modificato, revocato il porto d’armi

L’uomo sorpreso nel Parco dei Monti Lucretili in un periodo di divieto di caccia

Era stato sorpreso a cacciare nella Riserva senza permesso, con un fucile modificato e in un periodo di divieto generale di sparare agli animali. Per questo gli era stato revocato il porto d’armi e condannato.

Eppure, ha pensato di aver subito un torto talmente evidente da appellarsi al Tar del Lazio che invece gli ha dato torto considerandolo soggetto inaffidabile.

La vicenda emerge dalla sentenza numero 16541 – CLICCA E LEGGI LA SENTENZA - pubblicata ieri, martedì 24 settembre, dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio.

Col provvedimento i giudici hanno rigettato il ricorso del cacciatore finalizzato ad annullare il decreto di revoca della licenza di porto di fucile per tiro a volo emesso dal Questore di Roma il 17 ottobre 2019.

Dal processo è emerso che il 21 luglio 2017 il cacciatore era stato segnalato alla Procura di Tivoli per essere stato trovato nel Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili in possesso di un’arma con caratteristiche meccaniche alterate in modo da aumentarne la potenzialità offensiva attraverso l’aumento del numero dei colpi esplodibili da 2 a 3, inoltre per aver introdotto nel Parco armi e munizioni senza la prescritta autorizzazione e per aver esercitato la caccia in periodo di divieto generale.

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Reati per i quali l’uomo era stato condannato con sentenza di patteggiamento alla pena di sei mesi di reclusione e 140 euro di multa.

Tuttavia, l’11 novembre di 5 anni fa l’uomo aveva già presentato per lo stesso motivo ricorso gerarchico al Prefetto della Provincia di Roma, respinto il 19 marzo 2020.

E subito dopo si era rivolto al Tar, sostenendo che il Prefetto di Roma non avrebbe indicato le circostanze a sostegno delle sue conclusioni e l’iter logico argomentativo seguito per giungere alla revoca della licenza di porto di fucile per tiro al volo.

Secondo il Tar del Lazio, invece, l’intera vicenda avalla il giudizio negativo espresso dalla Questura di Roma, “evidenziando un atteggiamento refrattario al rispetto delle norme dettate dall’ordinamento, anche specificatamente in materia di armi.

Il provvedimento è dunque legittimo con riguardo alla valutazione in esso contenuta circa l’inaffidabilità del ricorrente, in considerazione del comportamento e dello stile di vita pregresso”.

L’oramai ex cacciatore è stato inoltre condannato a rimborsare al Ministero dell’Interno 2 mila euro di spese di giudizio, oltre rimborso forfetario per spese generali nella misura del quindici per cento, nonché IVA e altri accessori se dovuti per legge.

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