“Vorrei credere che chi mi ha fatto questo possa avere un giorno il coraggio di presentarsi, guardarmi negli occhi e assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Lo spero, ma so che è difficile.
Perdonarli?
Se si costituiscono, sono pronta a farlo”.



Caterina Pallocca, la 23enne di Monterotondo tuttora ricoverata all’ospedale Sant’Andrea di Roma
A parlare così è Caterina Pallocca, la 23enne di Monterotondo rimasta vittima di uno scooter pirata che l’ha falciata martedì sera 28 ottobre in via Kennedy, la strada che costeggia il “Parco Arcobaleno”, in pieno Centro cittadino (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
Da allora Caterina, laureanda in Scienze dell’Educazione all’università “Roma Tre”, è ricoverata all’ospedale Sant’Andrea di Roma con una frattura della caviglia destra, tibia e perone della gamba sinistra fratturati, senza contare i punti di sutura sulla fronte, le ferite sul volto livido e le ecchimosi sul resto del corpo.



Sopra e sotto, alcune immagini di Caterina prima del drammatico investimento da parte dello scooter pirata
“Venerdì – racconta la studentessa al quotidiano on line Tiburno.Tv – sono stata sottoposta ad un intervento ad entrambe le gambe durato 7 ore, dalle 14 alle 21. Un intervento molto complicato, la caviglia destra era in pezzi molto piccoli, una frattura trimalleorale la chiamano i medici.
Purtroppo i tempi di recupero sono molto lunghi, sarà necessaria tanta riabilitazione e appena dimessa dall’ospedale andrò in clinica. D’altronde, in queste condizioni io non posso tornare a casa, non cammino e abito al terzo piano di un palazzo senza ascensore”.



Di quel martedì Caterina ricorda la bella serata trascorsa insieme al fidanzato con una cena a base di piatti hawaiani da “AlePoke’”, il locale di via 25 ottobre, la strada di proseguimento di via Kennedy al centro di Monterotondo.
“Erano le ore 20, io e il mio fidanzato avevamo appena finito di mangiare e stavamo raggiungendo la nostra macchina parcheggiata sulla corsia opposta. Mentre attraversavamo, le auto si sono fermate per farci passare.
All’improvviso è sopraggiunto un motorino che ha sorpassato le auto sulla destra e che mi ha presa in pieno ad una velocità allucinante.
Erano in due sopra, per questo io sono stata sbalzata e loro no”.



Nell’impatto Caterina Pallocca è stata scaraventata sull’asfalto a faccia avanti a una decina di metri dal punto di investimento.
La ricostruzione della dinamica è ancora in fase di ricostruzione da parte dei carabinieri di Monterotondo che da più di una settimana stanno raccogliendo fonti di prova utili per risalire con certezza assoluta agli investitori.
“Il mio fidanzato ha visto tutta la scena, ma è sotto choc e non ricorda niente – spiega ancora Caterina Pallocca – appena mi ha vista volare è corso da me.
Nella caduta a faccia avanti ho perso i sensi e non ricordo niente.
Quando mi sono risvegliata sul marciapiede, il dolore era insopportabile.
Le urla… ancora le sentono, forse, le persone dai palazzi attorno.
Non le hanno sentite invece coloro che mi hanno travolta e poi sono scappati.
Avevo i piedi completamente storti: non volevo guardarli, però urlavo e chiedevo al mio fidanzato: “Ti prego, dimmi che cosa ho”.
I piedi non li sentivo più, erano completamente slegati dal corpo”.



Un primo piano delle ferite al volto subite dalla studentessa universitaria di Monterotondo
La corsa in ambulanza verso l’ospedale.
L’intervento chirurgico.
La degenza.
Una settimana è trascorsa e molte altre ne trascorreranno per Caterina che a dicembre prossimo avrebbe dovuto laurearsi in Scienze dell’Educazione.



Un’altra immagine di Caterina Pallocca prima dell’investimento di martedì 28 ottobre
“Il mio sogno è diventare un’educatrice – confessa al quotidiano Tiburno.Tv – per questo vorrei lanciare un appello appello per l’educazione all’amore verso il prossimo, alla consapevolezza della vita, a quanto è importante prestare soccorso.
Come fa un ragazzo a fare quello che ha fatto, a non pentirsi e non andare di corsa a costituirsi?”.
Alla domanda se riuscirà a perdonare i pirati della strada, Caterina risponde senza esitare.
“Io sono pronta al perdono, sono un’educatrice, credo che si possano fare degli sbagli nella vita ma credo anche nella rinascita delle persone.
Se si costituissero e chiedessero scusa per me sarebbe un sogno”.
“Non provo odio – sottolinea la 23enne – io sono arrabbiata con la società perché sono tutti così, succede in continuazione che investano, uccidano persone e fuggano perché non esiste l’educazione all’amore.
Questo non è un fatto di cronaca, è un comportamento sociale che bisogna cambiare e nel mio piccolo lo faccio perché sono viva, una fortuna che molte persone purtroppo non hanno più”.



Infine Caterina Pallocca lancia un appello.
“Innanzi tutto voglio dire grazie. Grazie perché oggi posso parlare. Una voce che, dopo quell’incidente, poteva essere definitivamente spezzata. Io ho avuto “fortuna”: posso raccontarlo.
Altri non ci sono riusciti.
Io oggi parlo anche per loro.
Non voglio parlare solo delle vittime della strada.
Voglio parlare dell’incoscienza.
Dell’irresponsabilità. Di chi guida senza capire che una vita può cambiare in un secondo. Io sono una futura educatrice.
A dicembre avrei dovuto laurearmi in Scienze dell’Educazione.
Quella laurea non è solo un titolo: rappresenta un impegno sociale, un ruolo nella costruzione di cittadini consapevoli, rispettosi e responsabili.
Per questo oggi parlo. Perché educare significa dare voce, testimonianza, esempio.
Significa trasformare il dolore in coscienza collettiva.
Sono stata portata al Sant’Andrea: tibia e perone fratturati da una parte, caviglia distrutta dall’altra. Io tornerò a camminare, e ringrazio Dio per questo.
Ma il vero cammino sarà un altro: quello che voglio fare per impedire che altri vivano quello che ho vissuto io. Dove sono i genitori di quei ragazzi? Dov’è l’educazione all’amore per il prossimo, al rispetto, alla responsabilità?
Com’è possibile fuggire lasciando una persona a terra, con le gambe spezzate e la vita sospesa? Non mi hanno spezzato solo le ossa. Mi hanno ferita dentro, nel cuore e nella mente. E allora lo dico chiaro: non bastano più frasi come “state attenti” o “andate piano”.
No.
Bisogna far vedere, far sentire, far capire davvero cosa significa distruggere una vita in un attimo”.
“Voglio giustizia – prosegue l’appello di Caterina Pallocca – Ma più ancora voglio che la mia voce diventi un esempio, un monito, una speranza.
Vorrei credere che chi mi ha fatto questo possa avere un giorno il coraggio di presentarsi, guardarmi negli occhi e assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Lo spero, ma so che è difficile. Io però credo nelle forze dell’ordine.
Credo che mi aiuteranno.
E credo che questo mio grido serva.
Perché una società migliore nasce da persone migliori.
Persone capaci di amare anche chi non conoscono, capaci di fermarsi, di aiutare, di assumersi colpe e conseguenze. Io continuerò a parlare.
Questa non è vittimizzazione.
È missione.
Sono sopravvissuta per un motivo.
E quel motivo è trasformare questa ferita in un impegno civile.
In educazione.
In futuro.
La mia voce non si spegnerà più.
Perché oggi non parlo solo per me: parlo per tutti”.





























