Vogliono aprire un forno, dopo 7 mesi l’Enel ancora non gli porta la corrente

difficoltà con il lavoro – lui operaio al cantiere e lei impiegata presso una profumeria – e hanno deciso di mettersi in proprio. Hanno raccolto i risparmi di tutti questi anni di lavoro e hanno preso in affitto un locale in via IV novembre di fronte al consultorio e all’istituto Minniti. Lo hanno ristrutturato da soli e hanno affrontato le varie trafile burocratiche per avviare l’attività commerciale. Tra queste, appunto, l’allaccio della corrente.
«A marzo abbiamo inoltrato domanda all’Enel per avere 25 kilowatt di corrente, visto che i due forni ne consumano 8 e 12 ognuno – spiega Giorgio – e sono arrivati dei tecnici per un sopralluogo. Ci hanno fatto comprare la centralina da 500 euro e hanno individuato i lavori da fare, ossia uno scavo di circa 15 metri. In questi casi l’Enel fa richiesta per poter effettuare i lavori al Comune e così è stato, infatti l’amministrazione di Fonte Nuova ha rilasciato un permesso anche se ci è stato detto che non hanno nemmeno pagato il bollettino come previsto».
Insomma tutto sembrava andare per il verso giusto, così Giorgio e la moglie Alessandra comprano i forni e sistemano il locale. L’allaccio della corrente, però, non arriva. «Abbiamo speso tutti i soldi che avevamo, circa 40 mila euro – aggiunge Giorgio – speravamo di aprire l’attività a maggio e piano piano di rientrare dell’investimento, invece niente. Ora forse mia moglie dovrà vendere la macchina, perché senza buste paga non ci danno nemmeno un prestito in banca. Siamo andati a protestare a Tivoli e a Roma, perché nel contratto c’è scritto che ci possono volere al massimo 60 giorni per l’autorizzazione e 60 per i lavori e sono passati ormai da un pezzo. Avevamo il numero di telefono di un tecnico e non risponde più. Non ci rimane che mettere un avvocato, ma non possiamo aspettare i tempi della giustizia perché ogni mese che rimaniamo chiusi ci costa 3 mila euro».
L’idea di Alessandra e Giorgio è quella di aprire un panificio che abbia prodotti sia italiani che romeni. «A Fonte Nuova ci sono più di duemila romeni e qui vicino c’è una chiesa evangelica, abbiamo pensato che potesse essere una buona idea – spiegano – comunque vogliamo fare anche i prodotti tradizionali italiani, compresa la pizza, visto che qui vicino c’è una scuola. Anche nel quartiere passano e ci chiedono quando apriremo, visto che sono costretti ad andare al centro di Tor Lupara per comprare il pane. Ma noi non sappiamo cosa rispondere. Dicono tutti che c’è la crisi e che aprire un’attività è facile, specialmente per un giovane, ma se ci deve volere un anno per avere l’elettricità come si fa»?

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