Dopo appena un mese, mentre affrontava i duri allenamenti per misurarsi nelle ultime due tappe del campionato, quella pagina di storia scritta con sacrificio e soddisfazione sul libro della sua spensierata gioventù le viene strappata senza un perché: Valentina scopre di avere un tumore maligno al sistema linfatico che risponde precisamente al nome di linfoma di Hodgkin. Crollano all’improvviso sogni e certezze, ma lei si rimbocca le maniche senza piangersi addosso e, con il sostegno di una famiglia speciale, inizia a fare di tutto per cominciare ad abbattere il muro ostile della paura. Mai come in quel momento serviva dimostrare forza e voglia di crederci. E lei non si è tirata indietro, reagendo con quello stesso coraggio con cui all’età di undici anni ha iniziato a sfidare il rischio salendo in sella alla sua prima minimoto.
Valentina, dopo un mese dalla nostra prima intervista, è successo il finimondo
Puoi dirlo forte. Tutto è cominciato da un mal di stomaco e da un senso di stanchezza che all’inizio sottovalutavo pensando dipendessero dallo stress di quel periodo, visto che mi allenavo per affrontare le mie ultime due gare del SuperMareCross oltre a stare sempre sui libri per superare l’esame e passare di grado all’esercito. Dopo l’esito negativo della gastroscopia, su insistenza di mia madre prenotai una visita specialistica. Il medico mi disse che non c’era alcun problema fino a quando gli feci notare che da un po’ avevo un leggero gonfiore ai linfonodi del collo. Facendo prima una lastra al torace e poi una risonanza con mezzo di contrasto è venuta fuori la diagnosi come un fulmine a ciel sereno. Mi vengono ancora i brividi nel ricordare quel momento: l’equipe di medici dello studio Radiologico di Guidonia chiesero a me e mia madre di sederci prima di comunicarci il responso degli esami. Subito dopo, mentre lei era praticamente immobilizzata dallo shock, non so come ho fatto, ma ho trovato la forza per dirle di stare tranquilla aggrappandomi subito alla frase detta dai medici, che questo male, il linfoma di Hodgkin, è sì un tumore maligno ma curabile.
Cosa ti ha dato il coraggio di reagire a questo incubo?
Dopo i primi dieci giorni di disorientamento totale, in cui temevo che il quadro della diagnosi potesse riservarmi risvolti peggiori, ho cominciato a combattere a viso aperto nella convinzione che nelle battaglie contro il male la mente rappresenti l’alleato più prezioso. All’inizio è normale chiedersi “perché successo proprio a me” poi ti rendi conto che la rabbia ti porta solo a stare peggio e a perdere energie. Ho reagito anche per amore dei miei genitori e di mia sorella e grazie al mio senso dell’umorismo sono riuscita a sdrammatizzare momenti critici come quando ho dovuto tagliare i miei lunghi capelli prima di iniziare la chemioterapia, in pieno mese di agosto, e quando dovevo gestire l’imbarazzo di veder cadere intere ciocche tra le mani. In altri momenti, invece, è stato praticamente impossibile nascondere la sofferenza come quando ho dovuto fare il prelievo del midollo osseo che è stato dolorosissimo.
Durante i mesi di cure, quanto ti ha aiutato il desiderio di tornare in moto?
Tantissimo. Anche se all’inizio ho dovuto vendere la mia adorata KTM, non ho mai abbandonato il pensiero di tornare in pista e per questo ho continuato a frequentare l’ambiente e a seguire il mio Team. Ho partecipato anche ad una gara sulla sabbia, a gennaio, quando ancora facevo la radioterapia e non avevo neppure le forze per aprire una bottiglietta d’acqua. Eppure sono riuscita a portarla a termine.
Proprio durante un evento motociclistico, nel mese di novembre, è accaduta la prima esperienza bella. Ce la racconti?
Ho avuto modo di conoscere Max Giusti, rimasto legato al mio team con cui correva da ragazzo, e durante il nostro incontro lui e l’amministratore delegato di KTM Italia, mi fecero coraggio dicendomi che dovevo solo pensare a guarire perché alla moto ci avrebbe pensato il Team, mentre Max mi avrebbe omaggiato di un budget per sostenere economicamente gli allenamenti. Una promessa che hanno mantenuto alla lettera, ma non solo : si sono presentati a sorpresa durante la festa del mio 22mo compleanno, a gennaio, per consegnarmi di persona la mia nuova KTM125, con tanto di coccarda rosa… è stata un’emozione fantastica.
Sì ho ripreso le gare alla grande e la mia nuova moto è una bomba! Il 25 aprile mi aspetta la quarta gara di SuperMareCross per poi riprendere le ultime due tappe ad ottobre. Ho fatto altre due gare regionali e sono scesa in pista anche alla Fiera di Roma durante le giornate del Motodays dove mi sono classificata seconda, solo per un soffio non sono arrivata prima!
Al Motodays hai partecipato non solo in veste di pilota, ma anche come responsabile del progetto “Mototerapia” ideato dal campione di freestyle Vanni Oddera.
Com’è nata questa collaborazione?
Durante le mie cure in ospedale lo contattai per chiedergli di venire a far visita ai bambini ricoverati nel reparto oncologico e lui in quell’occasione mi diede l’incarico di occuparmi di questo bel progetto che porta avanti anche all’estero coinvolgendo persone disabili di tutte le età nelle emozioni uniche delle due ruote. Devo ringraziarlo per la fiducia, sono riuscita ad organizzare tutto da sola ed è stato bellissimo vedere questi ragazzi impazzire di felicità al solo pensiero di fare un giro in moto con noi.
C’è sempre qualcosa che si perde e qualcosa che si guadagna vivendo esperienze di vita forti come quella che ci stai raccontando. Se dovessi fare il tuo bilancio?
Direi che ho perso le persone di cui forse non avevo bisogno e ho scoperto, invece, il valore di persone che non immaginavo mi potessero dare delle gioie in questo momento così difficile. Il senso vero delle piccole cose è l’altro aspetto che si guadagna sempre quando ci si trova a combattere contro la malattia, anche se io me ne ero già resa conto durante il mio viaggio in Africa.
A parte la tua famiglia, a chi devi dire grazie?
Alle mie cinque amiche del cuore che non mi hanno mai lasciato sola, Chiara, Sara, Alba, Jessica e Valeria; alle tre mie colleghe amiche, Martina, Alessia e Liliana, al Team Milani e ai miei superiori dell’esercito che mi sono stati vicino anche dal lato umano.
Attraverso il tuo profilo Facebook hai condiviso ogni momento di questo percorso in salita, perché?
Oltre ad essere stata un ulteriore valvola di sfogo, ricevere commenti di incoraggiamento anche da parte di sconosciuti che ti dicono “Vale metticela tutta, ti vogliamo rivedere in pista” , è servito a darmi forza anche nelle giornate no. Se accettassi tutti gli inviti di fare un giro in moto insieme ai miei supporters di Facebook non mi basterebbe tutta l’estate per girare l’Italia intera!
A proposito, quest’anno c’è una vacanza estiva da recuperare!
Proprio così! Mi piacerebbe andare alle Les Deux Alpes per sciare al mattino e fare tante altre attività sportive nel pomeriggio.
Oggi qual è il sogno più grande di Valentina?
Più della mia guarigione non posso volere. E a questo proposito il mio pensiero va ad Elena, una ragazza dolcissima conosciuta durante questo difficile percorso. Quando anche lei finirà questa battaglia anch’io mi sentirò guarita del tutto.