“Facciamo in modo che gli studenti sappiano che vogliamo dialogare con loro.” – Intervista ad Andrea Cordovani

“Buoni Cristiani e Onesti Cittadini”, un principio che unisce gli insegnanti e gli studenti del Centro di Formazione Professionale “Teresa Gerini”

“Isolato” è un sostantivo che abbiamo spesso detto e ascoltato in questi lunghi mesi di quarantena, siamo rimasti infatti “isolati” da parenti, dagli affetti e dalla quotidianità. Tutto questo ha generato, nei primi tempi, un sentimento di sconforto e abbandono in molti cittadini del pianeta.

Andrea Cordovani, insegnante di informatica e disegno meccanico del Centro di Formazione Professionale “Teresa Gerini”, che fra gli alunni conta molti ragazzi di Guidonia, Bagni di Tivoli, Villanova, in qualità di tutor digitale ci ha raccontato come – nel loro caso – “nessuno è rimasto indietro”, né i più piccoli e appena arrivati, né i più grandi.

“Nel mio caso” ci dice “sapevo che alcuni colleghi utilizzavano già dei software, ma questo avveniva perché ne erano a conoscenza a livello privato. Quando è arrivata la pandemia, abbiamo fatto dei corsi inter nos in cui ho spiegato come utilizzare alcune piattaforme. La prima domanda che ci è sorta è stata: Come recepiranno tutto questo, i ragazzi? Che reazioni avranno?”

La risposta è racchiusa in un principio che non va sottovalutato: la solidarietà. Essa non solo non ha lasciato qualcuno indietro, ma ha reso tutti quanti alunni ed insegnanti: “È capitato che alcuni alunni spiegassero ai compagni come utilizzare alcuni software.”.

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La scuola salesiana si fonda sui principi di accoglienza, ottimismo e comunicazione armoniosa lasciati da Don Bosco, rivolgendo particolari attenzioni soprattutto ai “più poveri e abbandonati”. Questi precetti hanno fatto sì che si arrivasse in serenità all’obiettivo fissato: far sì che, in tutto questo marasma, studenti e docenti potessero “vedersi” e “parlarsi”.

 

Possiamo restare tutti isolati nelle nostre case, ma ciò che Andrea, con passione, vuole lasciare come messaggio è che ciò che non verrà mai “isolato” è il dialogo e, con esso, la persona.

 

Come vi siete organizzati con la didattica a distanza?

Ormai siamo partiti ma, inizialmente, con la pandemia, siamo stati in difficoltà. Poco dopo, avendo attivato delle procedure di didattica a distanza, in una settimana siamo riusciti ad essere pienamente operativi.

 

Erano tutti muniti di dispositivi che potevano garantire la didattica?

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Ancora oggi alcuni dei nostri ragazzi utilizzano i propri devices, non eravamo preparati a questo. La reazione è stata, però, subito positiva: devo dire che la più semplice spiegazione per l’accesso alle piattaforme era stata recepita bene. Per quanto riguarda noi formatori, abbiamo dovuto fare dei corsi a dei gruppi colleghi.

 

Come hanno risposto i vostri alunni?

I ragazzi hanno trovato un vantaggio da questa “situazione online”: con il lockdown, infatti, alcuni vanno ad aiutare il proprio papà in officina, poiché molti hanno delle officine famigliari. Loro portano il loro device in officina, fanno la lezione e, una volta terminato, vanno a lavorare con loro padre.

 

La didattica è differente per loro?

No, noi facciamo lezioni le videolezioni uguali per tutti e, in parallelo, utilizziamo Google Classroom da dove riceviamo i file dai ragazzi. Lì, noi insegnanti, possiamo scegliere a chi assegnare determinati compiti.

 

 

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