Conte e Draghi discutono Cartabia

La posta in gioco è la riforma della Giustizia che non va giù ai Cinquestelle specialmente nello specifico della prescrizione

Draghi non accetta ulteriori mediazioni sul testo. Il suo temperamento pragmatico e tecnico gli impediscono anche mediazioni del tipo: dilazioni dei tempi parlamentari. Conte invece ha un mandato ancora da conquistare definitivamente. Deve dimostrare ai suoi di saper portare a casa modifiche sostanziali sull’impianto della riforma della giustizia prossimo alla votazione. Draghi vuole far votare la riforma dalla Camera entro agosto e dal Senato prima della fine dell’estate. I tempi non sono mediabili per uno che veramente decide. Ma alla melina di Conte si aggiunge il sostegno del Pd che sostiene l’alleato in prospettive future. La Cartabia in persona ritiene il suo testo non mediabile perché risultato di un lavoro di mediazione probabilmente ben oltre le sue intenzioni. D’altra parte se Draghi tentennasse sul primo accordo di blindare la riforma così com’è salterebbero gli altri accordi che a catena si sono stabiliti con i diversi alleati di governo. Come dire: è arrivato il momento delle decisioni irrevocabili. E se Conte giocasse il tutto per tutto gridando “a me soldati” non si sa a cosa sarebbe ridotta la sua ciurma. L’interpretazione più congeniale potrebbe essere quello della prova di maturità per l’ex premier. Se addiverrà a più miti consigli e agli stessi indurrà i suoi, continuerà la sua avventura. Se decidesse il tutto per tutto dovrebbe contarli uno per uno e prepararsi a un futuro incerto. La diabolica mediazione con Grillo l’ha portato a questo diabolico appuntamento, troppo ravvicinato, che potrebbe significare la sua prematura fine o il suo travagliato inizio.

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