Sono partiti nel cosmo col missile fallico. Ma è stato un viaggetto breve se confrontato con quelli a cui erano abituati nella finzione. Hanno sorvolato l’emisfero terrestre arrivando fino a cento chilometri dal suolo. Là dove l’atmosfera degrada e si perde nello spazio svuotato di massa e peso specifico. Proprio dove i Fantastici Quattro furono tempestati dai raggi cosmici per assumere i loro superpoteri. Nel fantasmagorico della letteratura immaginifica ben poca cosa. Una distanza risibile per chi era abituato alle puntate di Star Trek. Eppure planando nella realtà il novantenne William Shatner che vestì i panni del Capitano Kirk ha accompagnato il miliardario Jeff Bezos che aveva bisogno dell’astronauta della finzione perché la notizia del volo spaziale funzionasse.
Impressionante la reazione dell’astronauta nella finzione. L’alias Capitano Kirk era senza parole. Ha detto di aver visto la morte guardando nelle tenebre dello spazio. Una dichiarazione dopo qualche minuto di silenzio e commozione. Tutto può far parte della finzione continuata nella spedizione reale nello spazio di prossimità.
Ma il timore e tremore di William Shatner ricordano la famosa riflessione di Martin Heidegger a conclusione dell’intervista pubblicata col titolo ‘Solo un Dio ci può salvare’. Heidegger nel 1964 nel vedere la fotografia della Terra vista dallo spazio ritiene che così sia arrivato a conclusione il processo di disarcionamento dell’umanità dalla Terra che porta l’essere all’allontanamento dal senso delle origini, per sprofondare nell’essenza del nichilismo. Ma il nulla in cui è sedotta la coscienza dell’umanità non è dato da una scelta polemica verso ciò che finora era condivisibile, visibile e fondativo.
Somiglia a quel nulla dell’abisso di cui parlava Nietzsche: quando lo fissi poi ti accorgi che è lui che fissa te. E non deve essere una bella sensazione.