A dare l’allarme è Francesco Cognetti, presidente della Federazione oncologi cardiologi ematologi (in foto a sinistra). C’è aumento del venticinque per cento rispetto la settimana precedente di casi Covid. E la tendenza vede un aumento inevitabile. Ha detto sempre Cognetti: “Nonostante vi siano ben 7 milioni e mezzo di dosi già disponibili da circa due mesi e molte altre in arrivo, in tutto il Paese le vaccinazioni sono state solo circa un milione, con le Regioni del Sud e il Lazio che fanno registrare numeri molto bassi”.
E il dente batte sempre sulla solita nota: le vaccinazioni. Sono appena un milione i vaccinati contro il virus. Un dato ancora scarso per prevenire quella che si tema come una nuova ondata difficile da enumerare, dato il sovrapporsi di versioni del virus. Quelli con più di settanta anni sono vaccinati al sette per cento. Quasi tutti malati fragili. Da brividi le proiezioni sui cosiddetti “fragili”. La Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi ha paventato la possibilità che si arrivi a quindicimila decessi. Ed è tutto un tam tam per accelerare sulle vaccinazioni. Dal ministero della Salute , Francesco Vaia, direttore generale della prevenzione (in foto a destra), che anche precedentemente non aveva brillato in ottimismo, ha detto di voler capire i motivi della diminuzione di vaccinazioni. Probabile quindi l’allestimento di grandi campagne sociali in ogni luogo denominate Open day. Si va e ci si vaccina senza troppi protocolli iniziali.
Lazio, Toscana e Veneto, vedono una campagna vaccinale iniziata. Mentre a ottobre voleva concentrarsi sui fragili ora chiama a raccolta tutti i maggiorenni. Il Sud d’Italia e il Lazio conoscono un numero di vaccinati più basso che nelle altre regioni.
A contribuire alla scarsezza di vaccinazioni sono anche le indicazioni contraddittorie e confuse – ha sempre riferito Cognetti. Le dimensioni del contagio non sono apparse chiare. La demotivazione di gran parte delle persone, fragili e non, è stata la conseguenza logica,
Ma tra proiezioni, ipotesi, fondate certezze, su tutte si staglia il dato dei nuovi ricoveri arrivato ad un incremento pari al 25,3%. Ma va detto che gran parte di questi sta nei reparti ordinari. Solo il tre per cento degli ospedalizzati per Covid è andato a finire in terapia intensiva. Del dato totale riguardanti gli ospedalizzati Covid, il 26% è ricoverato con sindromi respiratorie e polmonari. Il resto, il 74%, era entrato in ospedale per curare altre malattie ma è stato trovato positivo.