Il segreto per campare cent’anni? “Leggere Tiburno tutte le settimane”

centanni tiburno2Contadina, figlia di contadini, moglie di contadino. Sarà per questo che è riuscita a cucirsi una vita su misura, fatta di regole, principi e orari rigidamente stabiliti.

Metodica nella cura della persona, metodica nell’alimentazione personale, metodica nei tempi da dedicare allo svago e in quelli per la lettura. Lucia Iannilli è arrivata a cent’anni in forma perfetta e con una mente tanto lucida da ricordare perfino le date degli eventi salienti della propria esistenza.
Il 10 settembre nonna Lucia ha tagliato lo storico traguardo e per non farsi mancare nulla il 16 festeggerà con figli, nuore, generi, dieci nipoti e 15 pronipoti.

Sì, perché un secolo di vita non è uno scherzo, soprattutto per una donna cresciuta nei campi di Castel Arcione prima e nella Tenuta Cornetto poi, abituata a sgobbare e svezzare ragazzini, tanto buona da voler adottare a distanza una ragazza africana.
Quarta di sei figli, Lucia racconta che nessuno della sua famiglia è campato tanto a lungo. centanni tiburno3Probabilmente il segreto della sua longevità sta in quella condotta che s’è imposta da sempre fatta di pasti sani e lunghe passeggiate per le vie limitrofe a casa della figlia maggiore a Tivoli Terme dove s’è trasferita da Colle Fiorito quando il 12 agosto 1999 restò vedova.
Oggi si vede poco in giro per la frazione, dopo una brutta caduta in casa ad aprile scorso e preferisce passare le giornate nell’appartamento del
figlio più piccolo a Colle Fiorito, godendosi dal terrazzo il panorama della tenuta Cornetto dove ha trascorso metà della sua esistenza.

 

Ricorda la sua vita?
“Come no. Sono la quarta di sei figli, papà si chiamava Biagio e faceva il fattore a Castel Arcione, mamma Giulia invece era casalinga: con tanti figli che altro doveva fare?”

 

Che studi ha fatto?
“La terza elementare, stop”.

 

Perché s’è fermata?
“Perché la quarta non c’era e per frequentarla sarei dovuta andare a Settecamini col treno che transitava sulla Tiburtina”.

 

E che faceva?
“Lavoravo la terra, mietevo il grano e sgranavo il granturco”.

 

E l’amore?
“Si chiamava Antonio Zarelli era nato a Vallinfreda l’8 giugno 1911 e anche lui venne a lavorare a Castel Arcione insieme al fratello, i genitori gli erano morti. Lo conobbi che avevo 15 anni, ci innamorammo e dopo sette anni di fidanzamento nel 1933 ci sposammo nella chiesa di Settecamini, poi andammo a vivere alla Tenuta Cornetto dove per trent’anni abbiamo coltivato tabacco”.

 

Poi sono arrivati i figli…
“Sì. Nel 1934 Natalina, nel ‘37 Luisa e nel ‘40 Aldo: quando è nato il maschio Antonio faceva la guerra, era sergente maggiore e tiratore scelto, combatté in Croazia, Jugoslavia ed Eritrea”.

 

Come si viveva nei campi?
“Insomma, si andava avanti ma si faticava. Si lavorava, si mangiava e si beveva: d’altronde, servivano i braccianti. Ma nel 1962 ci trasferimmo a Colle Fiorito e Antonio iniziò a fare l’autista per Mariano Greggi”.

 

Meglio prima nei campi o adesso in città?
“Sto meglio adesso: prima si lavorava sempre, ora non faccio niente”.

 

L’episodio più bello della sua vita?
“La nascita dei figli”.

 

L’episodio più brutto?
“La morte di mia figlia Luisa. Era il 1977, aveva 40 anni e tre figli piccoli, fu investita mentre attraversava la Tiburtina a Villa Adriana da alcuni delinquenti rincorsi dai carabinieri”.

 

Come giudica la sua vita?
“Sono stata male, quando morì Luisa restai un anno chiusa in casa”.

 

Rimpianti?
“Avrei voluto comprare casa, ma mio marito non volle per andare a vivere insieme a Natalina”.

 

Come passa la giornata?
“Mi alzo alle 8, mi lavo da sola, scelgo l’abito da indossare e mi vesto. Poi faccio colazione con latte e caffè e fette biscottate, più la frutta fresca. Quindi leggo Tiburno e Famiglia Cristiana, a volte anche Vero e Dippiù. Ma Tiburno non me lo perdo mai. A mezzoggiorno pranzo, mangio di tutto, poi faccio un riposino e il pomeriggio guardo la tv”.

 

Che guarda?
“I telegiornali, ma mi piacciono tantissimo pure i pacchi,”

 

I pacchi?
“Sì, Affari Tuoi. Ma pure la Ruota della Fortuna e Veline”.

 

Come vede il futuro?
“E che ne so? Penso che arriverà la morte e me ne andrò”.

 

Ha paura della morte?
“No, perché mi vado a riposare”.

 

Esiste l’Aldilà?
“Gesù dice di sì, ma io vorrei andare in Paradiso”.

 

Come si considera?
“Una donna che ha lavorato tanto e non ha mai fatto male a nessuno”.

Marcello Santarelli

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