Grillo ha ripreso a parlare

No, non è per il figlio. Stavolta ad aprire come una scatoletta di tonno non è il Parlamento ma il Movimento Cinque Stelle

Il dibattito politico italiano è più versato alle scommesse, al lotto, che alle condizioni della nostra economica o all’immenso problema della riforma della giustizia. Meglio puntare se Grillo estrometterà totalmente Conte (l’ex presidente del Consiglio, non l’ex allenatore dell’Inter), meglio capire se Conte farà un suo partito, meglio fare ipotesi sulla vitalità dell’ex show-man che si è riscoperto fondatore di un movimento. 

La trovata del Beppe esilarante è quella del vecchio old-man-show che sa perfettamente come l’attenzione resti accesa dove sussiste competizione, dove il proprio mondo si divide e così, quantomeno, non se ne va da qualche altra parte. Il problema però che questo schema non funziona con l’ex-premier più abituato a mediare, a conciliare, a rimettere insieme i pezzi. Un personaggio, “l’avvocato del popolo” diverso dai tratti di chi ha una linea sua, in contrasto con quella del fondatore. 

La figura di Grillo si è logorata con lo scoperto garantismo pro-domo-sua quando ha perorato la causa del figlio. La figura di Conte si sta gradualmente cancellando senza la ribalta delle dirette televisive e del timore-tremore per la pandemia.

Entrambe sono due persone al tramonto, così come in affanno il giudizio che i sondaggi riferiscono sulle preferenze degli italiani in termini di previsioni di voto. 

Ma stavolta la contesa non è interna. Non si può derubricare come una lite di cortile. I Cinque Stelle rappresentano un terzo della rappresentanza parlamentare e con un liberi tutti si prevedono tanti riposizionamenti da una parte all’altra del governo della repubblica.

Così con un paradosso del senso interno alle cose, di quelli che piacciono tanto a Beppe Grillo, potremmo arrivare a un governo sorretto sostanzialmente dal Pd e dalla Lega. Molto divertente.

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