Una crescita robusta per l’Italia nel secondo trimestre dell’anno: a dirlo è il Centro Studi Confindustria per il quale i servizi sono in forte recupero, i consumi finalmente in rimbalzo (si tratta di una stima), l’industria prosegue su un sentiero di crescita stabile, anche se si è indebolito il traino dell’export e se il settore del turismo è ben lontano dall’uscire dall’emergenza. Per gli analisti questa crescita robusta è legata pure a una ripartenza nei dati sul lavoro. I datori di lavoro sono tornati ad aspettative di aumento degli occupati: da marzo nel manifatturiero, da maggio nei servizi. Gli occupati a tempo determinato sono cresciuti molto da marzo, tornando oltre i livelli pre-crisi (a maggio sono a +60mila). Non è tutto rose e fiori, però, visto che non è ancora iniziata, invece, la risalita dei contratti a tempo indeterminato: -403mila da gennaio 2020. Non si arresta il calo dei lavoratori indipendenti (-458mila dal pre-crisi). Inoltre, resta da assorbire l’eccezionale aumento di inattività: ancora quasi +400mila.
Da segnalare poi, su questa crescita robusta, l’incertezza che torna in tutta l’Eurozona, dove il cosiddetto indice Sentix, che misura la fiducia di investitori e analisti, a luglio è migliorato a 29,8, ma sotto le attese. Su tutto si riflettono gli effetti del Covid soprattutto nella sua variante Delta, poiché, nonostante le vaccinazioni, ci potrebbero essere nuove restrizioni: in alcuni paesi, infatti, l’inflazione è in salita (in Spagna +2,7%, in Germania +2,3%), mentre in Italia i rincari non sono arrivati ai prezzi al consumo, tranne che per l’energia, come mostrano le nostre bollette, con un aumento spropositato di materie prime con cui devono fare i conti le imprese nazionali. Rincari, segnala il Centro Studi, che arrivano da fuori, non nascono in Italia ma sui mercati internazionali e che potrebbero rallentare la crescita robusta ventilata. La loro durata è tuttora un enigma, anche per gli esperti.