Cassazione: il crocefisso in classe non è discriminatorio

Rispetto e salvaguardia delle altrui convinzioni

Convivenza delle pluralità

La Corte di Cassazione si è pronunciata indicando la strada nell’infinita controversia sulla legittimità o meno dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, questione che da decenni contrappone cattolici e non cattolici.

L’affissione del simbolo “al quale si legano, in un Paese come l’Italia, l’esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo”, afferma la Cassazione, “non costituisce un atto di discriminazione del docente dissenziente per causa di religione”.

La vicenda esaminata dai giudici di piazza Cavour riguardava la compatibilità tra l’ordine di esposizione del crocifisso – impartito dal dirigente scolastico di un Istituto Professionale statale di Terni sulla base di una delibera assunta a maggioranza dall’assemblea di classe degli studenti – e la libertà di coscienza di un docente che desiderava fare le sue lezioni senza il simbolo religioso appeso alla parete.

Secondo la Corte, la disposizione del regolamento che disciplina la materia dal 1924, è conforme alla Costituzione. Nella sostanza, l’aula può accogliere la presenza del crocifisso quando “la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, nel rispetto e nella salvaguardia delle convinzioni di tutti, affiancando al crocifisso, in caso di richiesta, altri simboli delle fedi religiose presenti all’interno della stessa comunità scolastica e ricercando un ‘ragionevole accomodamento’ che consente di favorire la convivenza delle pluralità”.

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