MONTEROTONDO – Delitto in baraccopoli, due sconosciuti sul luogo del delitto

Le versioni e i retroscena raccontati dagli altri senza tetto ai carabinieri. Uno di loro incastra Dide: “Mi disse di aver fatto una grossa cazzata”

Sono cinque i cittadini romeni ascoltati dai carabinieri per l’omicidio di Costantin Horonceanu detto “Tichi”, scoperto la mattina del 25 dicembre in un container in via Semblera, a Monterotondo Scalo. Cinque senza fissa dimora che dovranno essere nuovamente sentiti per approfondimenti, come richiesto dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Tivoli Sabina Lencioni, il magistrato che non ha convalidato l’arresto di Adrian Dide ma ha applicato nei confronti del 40enne la misura cautelare della detenzione in carcere a Rieti.

Iulian C., Marcel D. e Taras B. erano conoscenti della vittima, per questo i carabinieri hanno perquisito il capannone industriale di via Salaria in cui abitano prelevando a ciascuno di essi campioni di saliva consegnati ai militari del Ris (Reparto Investigativo Scientifico) per estrapolare i rispettivi Dna.

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Il quarto uomo è Ion C. che agli investigatori ha riferito elementi interessanti, come quello per cui Marcel D. gli avrebbe riferito di aver incontrato “Tichi” il 24 dicembre, di aver consumato alcol insieme agli altri due connazionali per poi allontanarsi. Lo stesso Ion C. ha raccontato che la mattina del 25 dicembre era in via Semblera per portare da mangiare agli animali.

In quella circostanza verso le 11,15 l’uomo avrebbe incontrato due connazionali mai visti che già sapevano della tragica fine di “Tichi”, scoperta da Cristinel C. che pochi minuti prima di mezzogiorno aveva allertato il 112.

Infine il quinto clochard sentito dagli investigatori è Marin T., l’uomo che ha informato i carabinieri di aver incontrato Dide verso le ore 17 del 24 dicembre col volto coperto di sangue e di averlo rivisto il giorno successivo per il pranzo di Natale.

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A dire di Marin T., in quella circostanza il presunto assassino era ubriaco e agitato, non volle mangiare e gli avrebbe confidato di essersi ferito al volto cadendo in terra. “Ho fatto una grossa cazzata”, avrebbe inoltre confessato Dide al connazionale. Una frase che ha indotto Marin T. a collegare il 40enne alla morte di “Tichi”, soprattutto se associata ad un’altra circostanza: le ferite rilevate sulle mani della vittima.

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