MONTEROTONDO - Delitto in baraccopoli, la soluzione è negli esami del Ris

Nel pomeriggio del 24 dicembre il presunto assassino era stato malmenato: secondo l’accusa potrebbe averlo picchiato la vittima. Lui si difende: “Preso a catenate da tre uomini per una sigaretta negata”

E’ il retroscena più importante della vicenda, l’episodio sul quale accusa e difesa basano le rispettive tesi. Si tratta del pestaggio subìto a Monterotondo da Adrian Dide, il 40enne senza tetto romeno in carcere con l’accusa di omicidio volontario ai danni del connazionale clochard Costantin Horonceanu.

A rivelare l’indizio agli investigatori lo scorso 27 dicembre è stato Cristiner C., il volontario che il giorno di Natale aveva ritrovato il corpo senza vita di “Tichi” nella baracca di via Semblera. A 48 ore dalla scoperta il volontario aveva convocato i militari nella Chiesa Ortodossa di via Salaria a Monterotondo Scalo affinchè ascoltassero Marin T.: l’uomo ha informato i carabinieri di aver incontrato Dide verso le ore 17 del 24 dicembre col volto coperto di sangue. Un’informazione che ha fatto cambiare repentinamente direzione all’indagine e ha convinto gli investigatori a fare irruzione nell’alloggio del presunto omicida sottoposto a fermo nella stessa serata.

L’IPOTESI: DELITTO PER VENDICARE IL PESTAGGIO

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L’ipotesi più probabile è che Dide sia stato malmenato da “Tichi” il giorno prima del delitto, che nella notte della vigilia di Natale abbia raggiunto il container di via Semblera e assassinato a coltellate il connazionale per poi far ritorno nella dismessa Fornace “Lateritaliana”. Insomma, il movente potrebbe essere una vendetta per le botte prese. Ipotesi da dimostrare attraverso gli accertamenti tecnici previsti presso i laboratori del Ris per il prossimo venerdì 14 gennaio.

DI CHI E’ IL SANGUE SUL GIACCONE SEQUESTRATO? GLI ACCERTAMENTI DEL RIS

Il sangue rinvenuto sul giaccone rosso sequestrato a Dide è di “Tichi”? L’impronta rilevata sul mobile nella baracca della vittima è del romeno detenuto in carcere? Almeno uno dei coltelli portati via dall’alloggio del 40enne è l’arma del delitto? Domande al momento senza risposta fino all’esito degli esami del Ris.

Da parte sua, Adrian Dide al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Tivoli ha confermato di aver riportato delle tumefazioni al volto fornendo una versione considerata dal Gip del tutto inverosimile e non riscontrabile. Il 40enne ha ammesso di conoscere “Tichi” da circa un mese e di essere andato a trovarlo nella baracca di via Semblera il 23 dicembre per portargli del pane e due bottiglie di vino per la vigilia di Natale. Dide ha inoltre spiegato che le ferite al volto sarebbero riconducibili ad una aggressione subìta nel primo pomeriggio del 24 dicembre ad opera di tre sconosciuti nel centro di Monterotondo.

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L’ARRESTATO: “IO, PICCHIATO A CATENATE DA TRE SCONOSCIUTI PER UNA SIGARETTA NEGATA”

Stando alla sua versione dei fatti, quel pomeriggio il 40enne, ubriaco, avrebbe chiesto una sigaretta ai tre che gliel’avrebbero invece negata. Per tutta risposta, Dide li avrebbe mandati a quel paese scatenando la loro reazione con un pestaggio a catenate.

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