GUIDONIA – Monolocali spacciati per case popolari, Comune condannato

#Inchiesta/1 - I 28 appartamenti di via Garibaldi pagati più di 5 miliardi di lire furono concessi senza contratto d’affitto. L’Ente non può dichiarare morosi gli inquilini né sgomberarli

Ad acquistarli fu il Comune pagandoli a prezzo di mercato con la scusa dell’emergenza abitativa e delle rivolte sociali.

Fu sempre il Comune a consegnare le chiavi ai senzatetto inseriti nella graduatoria degli aventi diritto ad una casa popolare.

Tuttavia un regolare contratto d’affitto non fu mai stipulato, perché non si poteva stipulare considerato che la maggioranza di quegli alloggi misura 30 metri quadrati e non hanno le caratteristiche per essere classificati come case popolari.

Eppure, l’Ente prima ha dichiarato morosi gli inquilini per non aver pagato il canone o per averlo pagato soltanto in parte, anche in assenza di contratto. Poi gli ha revocato i titoli di assegnatari ad un alloggio di edilizia residenziale pubblica. E infine ha deciso di sgomberarli.

Una situazione illecita che va avanti dal 1999 ad oggi. Cose che capitano soltanto a Guidonia Montecelio.

La vicenda di mala-amministrazione è scritta nero su bianco su tre sentenze – numero 257, 258 e 260 – emesse dal giudice del Tribunale Civile di Tivoli Marco Piovano. Il magistrato ha accolto i ricorsi presentati dall’avvocato Livio Proietti di Tivoli per conto di tre famiglie legittime assegnatarie da 23 anni residenti nel complesso immobiliare di proprietà del Comune di Guidonia Montecelio in via Giuseppe Garibaldi, nel quartiere di Villanova.

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Il giudice Piovano ha annullato tre ordinanze di sgombero firmate nel 2019 dall’ex dirigente al Demanio Paola Piseddu nei confronti delle tre famiglie, condannando l’amministrazione al risarcimento delle spese legali.

Si tratta di tre nuclei di ultracinquantenni con figli, ai quali nel 1999 l’ex sindaco di Centrosinistra Ezio Cerqua consegnò le chiavi degli appartamenti. Nelle tre sentenze il giudice Piovano ricostruisce l’intera vicenda e boccia l’operato di due amministrazioni di Centrosinistra, tre di Centrodestra, una di 5 Stelle e Pd, compresi tre commissari prefettizi.

Il magistrato ha infatti accertato che le abitazioni concesse all’epoca dal sindaco Cerqua (Democratici di Sinistra) erano – e sono – prive dei requisiti richiesti dalla legge sull’Edilizia residenziale pubblica per cui non fu mai stipulato il contratto d’affitto.

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Tuttavia nel 2017 il Comune dispose per le tre famiglie la decadenza del titolo di assegnatarie a causa della persistente morosità in relazione al contratto di locazione, che in realtà non esiste.

Manca il presupposto fondamentale del provvedimento di decadenza pronunciato – scrive nelle sentenze il giudice Marco Piovano – posto che che nella specie alcuna morosità relativa a canoni di locazione sussista, proprio perché di “canoni di locazione” non si può parlare”.

Certamente – conclude il giudice – è indubbio che i ricorrenti occupino gli immobili e nulla corrispondano, ma è altrettanto indubbio come tale tipo di situazione illecita non possa trovare soluzione con le modalità che l’Ente ha ritenuto porre in essere”.

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